Siamo nel 2023 e molti italiani danno per scontato che tutto ciò che siamo stati costretti a subire negli ultimi tre anni sia ormai alle spalle di tutti noi.
“Nulla sarà come prima”. Ce lo hanno ripetuto all’infinito
dal primo giorno ufficiale della “pandemia”. Così come ci hanno detto, sempre
dal primo giorno, ma a ben riflette ci veniva sussurrato già da prima e continuano
a farlo: “dobbiamo prepararci a livello globale per le sfide pandemiche future”.
Non entrerò nelle vicende e questioni “sanitarie”, voglio
cercare di comprendere il prodotto di tale “sforzo di unità mondiale” e come e
con quale mezzo questo prodotto ha effettivamente cambiato e sta cambiando le
nostre vite: il “green pass”, ma non è che era il fine e non il mezzo?
Il green pass è stato imposto ai cittadini dal
governo per svolgere anche le attività più essenziali. Legando la nostra vita ad
un QR code e spostando di volta in volta l’obiettivo della immunità di gregge
legata alle vaccinazioni sino a sparire come obiettivo. Nessuno consce il
traguardo a cui tendevano questi provvedimenti. Tant’è che adesso la validità
del green pass è divenuta indefinita per quanto alla circolazione in
Italia e con validità definita per la circolazione “libera” in U.E.
Questo leggo sul mio, ahimè, green pass: “Certificazione
valida in Unione Europea fino alla data di fine validità e valida in Italia
dalla data di inizio validità senza necessità di ulteriori dosi di richiamo,
salvo modifiche normative. Per esigenze tecniche potrà essere emesso un nuovo
QR code dopo 18 mesi (540 giorni) dalla data di inizio validità”.
I più distratti potrebbero esserne contenti perché non
dovrebbero, secondo loro, preoccuparsi né di scadenze né di richiami. Ma le implicazioni
di tale provvedimento possono essere molto gravi.
Il green pass non ha più scadenza cosa significa?
Rimarrà anche oltre lo stato di emergenza? O siamo di fronte all’emergenza senza
fine?
Per fronteggiare una qualsiasi emergenza, un governo per
migliorare la situazione dovrebbe adottare misure degne di uno stato di diritto
e soprattutto che siano finalizzate al raggiungimento di un obiettivo concreto
e chiaro sin da subito.
Quando si chiudono le scuole in caso di nevicata, dopo aver messo
in sicurezza le strutture ed i percorsi stradali, le si riaprono e nessuno si
sognerebbe di spostarne la riapertura senza motivi chiari.
Si può accettare un modello di società su tali basi? Il
riconoscimento per il mezzo di strumenti tecnologici e la necessità che tali
strumenti funzionino e soprattutto siano effettivamente liberi.
Quindi come ritenersi libero se si dovrà essere obbligati a
vivere in simbiosi con uno strumento, lo smartphone, perennemente
tracciato e per il mezzo del quale si può di fatto impedire e limitare ogni
attività anche in maniera arbitraria e senza il rispetto del diritto?
Il mancato funzionamento di uno strumento, telefono o app,
della batteria del telefono o della rete internet istantaneamente farebbe perdere
tutti i diritti e mi impedirebbe di svolgere ogni attività.
Lo stesso strumento che ha impedito di lavorare a milioni di
italiani sani in un prossimo futuro potrebbe essere utilizzato per spingere
verso altri comportamenti e adempimenti.
Di fatto sono stati creati foschi precedenti che potrebbero
autorizzare uno stato onnipresente che agisce per il tuo bene a spingere
ogni singolo cittadino ad adeguarsi alle sue richieste per non vedersi
compressi i propri spazi di libertà individuale a beneficio di presunti benefici
per la collettività.
Il green pass, strumento utile all’apprendimento del nuovo
mondo, ha una funzione educativa per la formazione di cittadini digitali, stimolandone
pensieri e comportamenti che rispondano ad un certo tipo di società.
Annullando la soggettività, tendendo ad azzerare la capacita
di pensare e dubitare ritenuti requisiti per rispondere alle esigenze di un
mondo ipertecnologico, consegnando il corpo, entità biologica, alla scienza
azzerandone la soggettività e sostituendola con un codice alfanumerico univoco
inserito in una invisibile community.
Il green pass ha più la funzione di patentino che di certificazione
sanitaria.
Con la consegna del proprio corpo per il mezzo del green
pass si stanno educando le persone all’essere corpo-oggetto che deve essere
inoculato per muoversi e interagire con l’esterno in funzione della community,
perdendo la propria soggettività di corpo-proprio, per fondersi con la
tecnologia rendendo prevedibile il passaggio ad un QR code non più su uno
strumento esterno, ma posto “all’interno”.