Prendendo spunto dalla recente polemica sulle faccette del presidente del consiglio Meloni mi sono sorte alcune riflessioni.
Le faccette, quelle espressioni che hanno una scala infinita di possibilità da parte di chi le fa e altrettante di comprensione da parte di chi le vede, sono un ulteriore specchio dei tempi.
Siamo nel tempo chiaramente governato per mezzo degli stimoli propri della pubblicità: la stimolazione di una reazione. Ad ogni costo.
E per stimolare una reazione necessita un'azione che a sua volta può essere essa stessa una reazione ad altra o altre azioni.
Anche in una catena infinita che muta man mano che si sviluppa e dipana sino a cambiare il senso dello svolgimento da quando è iniziata a quando finisce il percorso o quella parte che ci interessa.
Non entro meccanismi complessi del marketing e di tutte le sfumature soggettive e di platea a cui il messaggio è rivolto, ma credo sia ormai palese e consolidato il fatto che poche volte e poche persone riescono ad essere almeno apparentemente distaccate da ciò che accade in quell' attimo.
Mi spiego meglio.
La Meloni non poteva lasciar stare ovvero non rispondere perlomeno "per immagini" alle parole di Bonelli perché, con la velocità con cui si consuma il tutto e con cui il tutto viene soppiantato, sarebbe però rimasto un vuoto di reazione ad una azione che ha un suo valore e una sua risonanza.
Così come la scritta appesa nella stazione Termini a Roma per pubblicizzare una serie televisiva.
I meccanismo sono simili.
La base è la provocazione, sia in proposta che in risposta, perché toccano la parte più profonda del nostro essere e la segnano e quindi veicolano un messaggio.
E i messaggi hanno assunto una valenza di effetto immediato. Passati pochi attimi il loro valore e quindi possibilità di raggiungere un dato obiettivo è bell'è sfumato e soppiantato da altre stimolazioni.
Lo stesso accade con l'informazione.
A medesimo avvenimento si riesce a dare input diversi che a loro volta attecchiscono e segnano in maniera diversa le singole persone.
E credo che ormai anche quando siamo di fronte a "messaggi pubblicitari/informativi/direzionali" di massa è quasi come se vi fosse una percezione per singoli che poi contribuirà in ogni caso a stabilizzare la frattura e la frammentazione sociale il cui obiettivo abbastanza chiaro credo sia proprio quello di renderci sempre più singoli nell'intimo del nostro pensiero mancando di un vero confronto disteso e meno deviato da input studiati ad hoc.
Spesso noto che anche tra persone che apparentemente hanno una medesima visione vi sono da puntualizzare minime ma pur sempre percepite come "personali" differenze e su quelle si ragiona, non sulla grosso che invece è convergente.
Mi preoccupa però pensare a quale strumento verrà messo in atto nel momento in cui dovesse servire una comunità di intenti diffusa e forte per "condurci" verso il sostegno univoco in una data direzione.
Perché mettere insieme i cocci che si sono creati polverizzando e frammentando il tessuto sociale sin nella sua cellula primaria, la famiglia, credo che dovrà necessariamente passare per una "pressione compattante" molto forte e che farà molti altri danni.