Lamentosi al comando

Il lamento contraddistingue particolarmente i nostri tempi.

E lo fa in maniera forte e martellante.

Il lamento e la lagna che ne deriva riempie la bocca dei più.

I vertici sociali e politici italiani sono i primi lamentosi.

Non hanno un progetto, hanno solo lamenti che non fanno altro che alimentare il lamento degli italiani, solo che si lamentano di cazzate.

Cazzate a pacchi sono la base del lamento generale improduttivo e fermo su se stesso che non produce dialogo e confronto.

Ci si lamenta l'un l'altro ma non ci si confronta.

Perché? Perché questa sorta di frizione bruciata che non permette l'inserimento di nessuna marcia? Né in avanti né in dietro. Fermi sul posto.

Ma ci si lamenta. E con il loro lamento offia ano i veri problemi e soprattutto la loro genesi e il collegamento degli stessi con questioni esterne all'Italia ma che l'Italia stanno divorando.

Questo però senza lamento generalizzato.

Alcune persone si lamentano della sinistra, altre della destra.

Eppure destra e sinistra fanno le medesime cose.

Eppure le persone si lamentano ma si accusano reciprocamente ognuno per la propria lamentela senza rendersi conto della comunanza di lamentele.

Questo è grave.

Dimostra che non si riflette. Non si valuta. Non si confronta e non ci si parla per comprendere ma solo per lamentarsi e accusarsi vicendevolmente scusando ora una parte, sinistra, ora l'altra, destra.

Eppure i fatti, le azioni e quindi i risultati negativi sono i medesimi e alternativamente, come i ciclisti nel tirare la volata, dimostrano la conclamata alternanza verso questa direzione negativa.

Il lamento aumenta.

La consapevolezza per comprendere il perché ci si lamenta la ricercano in pochissimi.

Comunque il campionato di calcio è ripartito e la "distruzione creativa" così come la deindustrializzazione della nostra economia prosegue senza sosta e senza ostacoli.

Passando da Draghi a Meloni senza perdere forza.