Licenziamenti


Dopo la "pausa" riprendono i licenziamenti.

Il mainstream ne parla giusto quel tanto che fa pensare che la notizia sia uscita, ma non la completezza del problema che di fatto ne esce "alleggerito" nella comprensione dei più che ascoltano la notizia.

Tralasciando i proclami governativi, e le passate dei sindacalisti, mi colpisce un fatto che mi pare ricorrente: la mancanza di un motivo per i licenziamenti se non quello pretestuoso dei costi.

Fino a questo momento non ho mai sentito dire che si chiudevano aziende, tra l'altro tutte multinazionali o branche delle stesse, per motivi di scarsa produttività o di scarso valore aggiunto al prodotto che esce da quegli stabilimenti. 

La motivazione è sempre quella dei costi.

È sicuramente vero, ma stride con il crescente volume di profitti poi "dichiarati" dalle stesse aziende multinazionali.

Eppure il prodotto è il migliore ma non è sufficiente.

Questa è la legge del liberismo che si sta facendo strada sempre a discapito della nostra capacità produttiva nel senso della qualità che viene sacrificata all'altare del costo basso anche se il.l prodotto non è lo stesso.

Eppure la tesi non mi convince in pieno.

Parliamo di aziende che hanno una produzione di mercato a livello mondiale che, seppur da tenere economicamente in osservazione e controllo, non credo possano avere problemi a produrre in Italia, almeno per il rapporto qualità)prezzo, che loro stessi poi dichiarano soddisfacente.

Allora mi viene un dubbio, anche e soprattutto tenendo conto del.fatro che trattasi prevalentemente di aziende multinazionali: c'è un disegno combinato per distruggere completamente il mercato del lavoro in Italia?

Il disegno mi appare combinato con il quadro legislativo. 

E i rappresentanti sindacali stanno a guardare.