Lavoro = libertà


Quale è e quale sarà il problema dei problemi per noi comuni mortali?

Per noi che siamo sotto il soffitto di cristallo su cui sono asserragliati gli “dei padroni del mondo” sarà il lavoro.

In questa parola sono riassunte molte delle essenze della vita di ognuno di noi.

Partendo dalla possibilità per ognuno di emanciparsi e poter vivere una vita integrata nella società.

Questo anche per i meno invischiati nel consumismo sfrenato.

Negli anni, anzi, nei secoli, la possibilità di lavorare, diritto riconosciuto al di là delle carte scritte che puntualmente vengono strappate nei fatti, ha potuto accompagnarsi alla crescita anche della cura di tale diritto.

Il lavoro, che permette a tutti noi di essere socialmente attivi e di poter esercitare tutta una serie di diritti uniti a doveri, ha assunto nel tempo una funzione promotrice per il benessere anche della psiche dell'uomo.

Ricordiamo tutti i vari servizi con cui capitani d'industria e manager con il supporto di studiosi del campo professavano e spingevano verso un miglioramento del rapporto tra il lavoratore e il luogo di lavoro stesso e il management.

Salvo poi assistere al ricorso degli stessi a possibilità contrattuali e di rapporto sperequato tra datori di lavoro e lavoratori.

Questo non è universalmente in uso da parte di tutti, ma sicuramente sono pochi coloro che non si siano fatti prendere la mano.

Per primo proprio lo stato.

Primo per le leggi promulgate in questo campo con la falsa scusa di stimolare una falsa competitività che nei fatti ha portato e sta portando solo ad una sorta di monopolio mondiale riservato a pochi, ovvero agli autoproclamatisi “dei” che vivono sul soffitto di cristallo, distruggendo il tessuto imprenditoriale italiano e quindi il lavoro.

Secondo con la falsa soluzione agli sprechi messa in atto con una concessione all'esterno di appalti per personale che opera per conto dello stato.

I settori più colpito sono quelli dei trasporti, dei servizi in genere e soprattutto della sanità.

In pratica con la scusa di una migliore gestione delle risorse, pensiero molto discutibile per quanto ai fatti, lo stato, acquista mano d'opera da privati che a loro volta su tale mano d'opera lucrano.

È un gioco perverso di cui i difetti e i danni sono evidenti a chi vuole guardare. Ancor più lo sfruttamento.

Oggi a questa perversa attuazione di misure che dovrebbero stimolare l'economia in una visione di mercato, che alla fine si risolve nella vessazione dei lavoratori, si aggiunge anche un'ulteriore forma di ricatto.

In questi giorni, quantunque la realtà e la scienza stessa, sinora usata come una coperta ad uso e consumo, si stanno imponendo ulteriori misure che poco hanno di utile e soprattutto di valido.

Questi sta avvenendo con la partecipazione delle associazioni datoriali e di rappresentanza delle varie categorie, con anche la “complicità” dei sindacati.

Si sta provando a seccare la possibilità di lavorare a patto che non si accetti di sottomettersi a pratiche che nulla hanno a che vedere con il lavoro e la possibilità di esercitare tale diritto.

Intanto le persone che vengono espulse dal mondo del lavoro, e ne sono centinaia ogni giorno, sono lasciate allo sbaraglio. A parte qualche dichiarazione di rito.

Il mercato del lavoro, e ancora più il diritto di poter lavorare, giorno dopo giorno viene sempre più lasciato in mano ad una sorta di gestione senza regole. Anzi, proprio per il mezzo di regole che schiacciano sempre più e verso il basso i diritti dei lavoratori.

Nei fatti si sta conclamando una sorta di caporalato di stato a cui obbligatoriamente si deve sottostare.

E per la crescente pressione sui più di queste vicende che ne limitano la possibilità di realizzare la propria vita, costruire un percorso anche familiare, viene di fatto limitata.

Intanto però i ricavi per le aziende multinazionali aumentano quantunque i lavoratori vengono sempre meno pagati e anzi sono proprio loro stessi a pagare tutto questo.

Però si staglia all'orizzonte la soluzione del sistema che produrrà ancora più discrimine in un'ottica di un futuro e massiccio utilizzo di tecnologia nel mondo del lavoro: il reddito universale.

Che sarà la fine della libertà definitiva.