Ultimo tratto?


Non so perché ma ho la sensazione che siamo ormai a ridosso dell'ultimo tratto di un percorso iniziato molto ma molto tempo fa ma che nella sua drammatica realtà stiamo vivendo coscientemente solo da poco quasi due anni.

Perché ho questa sensazione?

Perché ormai le motivazioni sono finite per giustificare quello che accade sfruttando eventi luttuosi gonfiati ad arte.

Riproporre le medesime motivazioni a distanza di così poco tempo e soprattutto quando le hai girate e rigirate a tuo piacimento come un vecchio cappotto non credo possa reggere ulteriormente.

Anche molti tra i più condizionati ed immersi nel fluido della paura miscelato alla ridondanza del pensiero unico stanno subodorando qualcosa. Qualcosa che non quadra.

Ognuno ha i suoi tempi.

È pur vero però, che i danni maggiori sono stati fatti. 

La nostra economia ed il valore del lavoro sono state compresse in maniera così forte da essere quasi azzerate. 

Per non parlare del valore sociale e del sentimento di comunità, credo vero obiettivo a lungo termine di tutta la manovra avvolgente ed asfissiante a cui siamo sottoposti.

Altro indicatore è l'atteggiamento dei servili difensori di questo progetto.

Il famoso, famigerato, da alcuni atteso, da altri temuto: Grande Reset.

Se ne inizia a parlare esplicitamente, ma in una maniera che se non fosse per la gravità delle azioni propedeutiche a tale ricondizionamento dell'economia mondiale,  dovrebbe essere oggetto di film e gag comiche.

Emblematico del clima accondiscendente, se non da scendiletto consenziente, di molti personaggi che girovagano per il mainstream.

Questi personaggetti, con fare distratto e spezzante, lo nominano, il Grande Reset, come fosse il frutto di un film della commedia italiana degli anni ‘70/'80.

Alla stregua di un “porca puttena” qualunque.

Eppure è un'operazione, di non poca dimensione, lanciata con dovizia di particolari, quelli leciti e che ammantano di prospettiva futura positiva per tutti noi il pensiero di chi lo ha pensato e lo sta gestendo, da tempo.

È stato oggetto di testi, incontri con capi di stato e chissà cos'altro, anche alla luce del sole, ma sempre avvolto da una leggera coltre di nebbia propria dell'ipocrisia liberista.

Questo modus operandi, dei personaggetti di cui sopra, mi fa pensare che siamo alle battute finali.

Non riesco ancora a comprendere, se mai sarà possibile, però l'effettiva portata di questa parte finale.

Sicuramente avremo, come genere umano, strascichi per generazioni, sotto tutti gli aspetti.

E forse, nell'ottica di coloro che gestiscono queste cose, coloro che le comandano, non i personaggetti del mainstream, coloro che non si conoscono mai abbastanza e che poco si fanno notare, l'obiettivo è proprio quello di gettare le basi per un futuro diverso ma non subito, preparato per le loro generazioni future di regnanti.

Per intanto abbiamo asseverato un dato inconfutabile: l'uomo personaggetto non è cambiato.

Basta poco, perché di poco stiamo parlando, per farlo sragionare e rendersi partecipe ed stoffe principale di ogni possibile nefandezza e bassezza.

È sempre emblematico la modalità adottata dai personaggetti  che dovrebbero rappresentare la verità rivelata e che non sanno, dicono, di un qualcosa che è stato strombazzato proprio dalle loro mistress a tutti gli effetti e per tutte le bassezze di cui si sono e stanno rendendosi protagonisti.

In conclusione, per la percezione di molti di noi, questi momenti sono veramente pesanti e appaiono quasi sospenderci nello spazio e nel tempo.

Per altri, invece, sembrerebbero i momenti di una riscossa e di poter dimostrare qualcosa in maniera forzata e forzosa. Sfruttando la presunta debolezza dei primi, sgomenti e disorientati.

Ma mai domi. Pronti a che a cedere qualcosa. Ma sempre presenti a se stessi.

Guardando oltre l'orizzonte e cercando con lo sguardo il sole dietro le nere nubi che si sono addensate su di noi

Sempre a testa alta.