Il totem


“Sono un essere altamente asociale e tremendamente socievole. Ecco perché ascolto tutti ma parlo con pochi”

Charles Bukowski

Mi riconosco molto in questa frase che esprime un concetto importante e che a mio avviso contribuisce al modo di farsi un'opinione sulle questioni che ci affliggono ed assaltano da ogni dove in maniera più chiara possibile. In ogni fase della nostra vita.

Senza esserne sopraffatto dalle emozioni derivanti dalle evenienze.

Nell'arco di circa un decennio, ho regolato la mia vita in una sorta di misantropia controllata.

Lungi da me la volontà di non interagire con le persone. Anzi. E soprattutto dal proferite frasi tipo:"il cane è meglio dell'uomo".

L'Uomo,  contrariamente a quanto molti dicono, tenendo conto dei suoi difetti, e quindi anche dei miei, è e sarà per sempre, a mio avviso, il miglior animale con cui si possa interagire. Nel bene e nel male.

Per quel che mi riguarda, basta non abusare, e per abusare intendo non essere sempre nel pieno e nel centro della mischia.

Defilarsi ed osservare, non nascosti dietro la comoda persiana, non evitando di esternare le proprie opinioni, ma osservare da un punto di vista più distaccati e lontano dalla scena effettiva.

In questo modo si comprendono meglio alcune questioni e si ha una visione d'insieme senza dubbio migliore.

Mi riferisco soprattutto a questioni anche locali e per le quali facilmente in altri tempi mi sarei gettato nella mischia per affrontarle.

Ma ho imparato, a mie spese, a verificare per quanto possibile e per un'attimo in più, ciò che fanno gli altri. Non per adattarmi a ciò che fanno. Ma per capire perché lo fanno.

Soprattutto chi dovrebbe esserti affianco perché dice, dice, di avere la tua stessa opinione o perlomeno condivisibile.

Stando un po' defilato si riesce a vedere ciò che nella mischia sfugge. Il campo visivo è ridotto. Il frastuono è assordante e quindi rende difficile comprendere al meglio.

Poi si potrà anche partecipare ad una mischia in maniera attiva, ma i tuoi sensi saranno impostati in maniera diversa e soprattutto la valutazione di ciò a cui assisti avrà uno sviluppo ed una costruzione e verifica diverse. Quindi, la mia opinione, sarà più mia .

Noterai particolari che appaiono insignificanti ai più, ma che poi sono il punto di contatto tra questioni ed avvenimenti che poi assumeranno un altro aspetto e quindi ti permetteranno di farti un'opinione diversa e spesso meno fallace di quando invece mi basavo solo su ciò in quel momento vedevo o sentivo.

Da lontano, come una vedetta, vedi cose che altrimenti ti sfuggirebbero.

Non a caso ho imparato a sottolineare, in alcuni casi, che il mio secondo nome è Tommaso.

Tornando al “totem”, stamattina ho avuto modo di scambiare alcune rapide battute via social su ciò che stiamo vivendo e sull'aspetto quasi surreale, se non fosse per la sua drammaticità, che sta assumendo.

Rispondere sui social è una cosa che difficilmente faccio per il fatto che alla terza battuta si parla d'altro e si perde il filo del discorso effettivo intrapreso divagando e soprattutto aumentando la potenziale incomprensione.

Lo scambio con questa mia conoscente, mi ha fatto fare una duplice riflessione, su quanto in premessa, ovvero la mia volontaria misantropia controllata, e ciò che accade attorno a noi.

Soprattutto osservando il presunto dibattito descritto nel mainstream dalle sue majorettes e quello che leggo sui social.

Basta guardarsi attorno e comparare la reazione dei più sia da un lato che dall'altro. 

Ci si comporta solo esclusivamente da tifosi. Come allo stadio. Ormai è impossibile confrontarsi. 

Ogni ragionamento potenziale scade in una discussione in cui ci si scagliano addosso pseudo notizie e fatti che ci fanno perdere il vero obiettivo che dovrebbe avere un confronto: cercare di capire il circostante per poter adottare misure, augurandosi congiunte, per affrontare e risolvere. Ovvero per vivere.

Perché accade questo? 

A mio avviso perché non si ricerca il nocciolo della questione, ci si sofferma a pettegolezzi e questioni superficiali legate anche a preconcetti e stereotipi e soprattutto si difendono a spada tratta le proprie scelte che poi si sono rivelate errate. 

Anche queste scelte, seppur afferenti al nocciolo della questione, non ne limitano il danno conseguenziale, anzi, lo aumentano accrescendone la non comprensione e quindi la non risoluzione o perlomeno proposta in contropartita.

Apparentemente nessuno chiede il pentimento con pubblico ludibrio, anche se poi è questo che molti ricercano e infatti il mainstream crea e ricerca queste situazioni. 

Si valutano i pro e i contro non in chiave comune, anche se non con l'impostazione della community a cui vogliono portarci a forza per costruire una coscienza comune inserendoci in una struttura di cristallo e quindi eliminando il libero arbitrio, ma in termini di pura convenienza del momento, pizza, cinema. 

Che paradosso e che leggerezza. 

La realtà vera assume l'aspetto di un totem inamovibile. Inscalfibile. Che non si mette in discussione. Si discute di ciò che gli gira attorno ma mai del totem stesso.

E intanto il totem vero rimane li immobile e accresce la sua mole e peso. Ora dopo ora. Pass dopo pass. Senza arretrare di un pass.

L'odore del sangue della preda accresce la violenza e la brama del predatore. 

Figurarsi di fronte ad una preda quasi inerme ed addirittura accondiscendente.

Infine, non ritengo di avere la verità in tasca, ma scostando il velo di ipocrisia messo a copertura delle vicende, e cercando per quanto possibile,  di distaccarsi da esse, la realtà, quella vera, il totem, non puoi non vederlo.

Anche con tutte le paure e timori del mondo sulle spalle.