Altro che metaverso



Nel corso degli anni ho avuto modo di assistere alla fuga dalla realtà da parte di molte persone. 

Il sogno invece della realtà per sfuggire o mitigare la durezza della realtà stessa.

Salvo poi risvegliarsi nella realtà e accusarne sempre più il peso.

Oggi, e non solo in questi ultimi tempi, addirittura con l'ausilio della tecnologia questa fuga è ancora più profonda e a mio avviso pericolosa.

Quando poi si torna la realtà è lì che ci aspetta, immutata se non peggiorata.

Allo stato delle cose e per ciò a cui siamo sottoposti questa via di uscita sta sempre più prendendo piede.

Tanto da essere uno dei probabili e sicuri business di intrattenimento del prossimo futuro.

A me personalmente e spero a tanti italiani e non solo, piace invece rifugiarmi nella realtà e cercare soluzioni alternative che mi permettano di evolvere e modificare me stesso ed i miei comportamenti nonché le mie scelte.

Nel periodo tra il 2013 ed il 2015 mi sono trovato, grazie all'amico Angelo Di Pasquale, a pormi una domanda che sino ad allora non sapevo nemmeno di potermela porre: di chi è la proprietá della moneta.

La risposta è molto semplice, se ci si pone la domanda, e si capisce che siamo ingabbiati in un sistema politico/economico predatorio.

Dopo questa consapevolezza, mi chiesi come si sarebbe potuto dare una svolta alla questione proprietà della moneta e quindi a tutto ciò che ne consegue e che di fatto governa le nostre vite.

Nel 2015 mi trovai a contribuire alla scrittura del programma amministrativo per una lista che avrebbe partecipato alle elezioni comunali nel capoluogo di provincia dove vivo, Chieti.

Provai a proporre, vista la situazione di forte perdita di lavoro e grave disagio economico e sociale, una sorta di buono sconto da adottare su proposta dell'amministrazione comunale da distribuire a chi si sarebbe iscritto ad una associazione ad hoc creata per contribuire ad aumentare sul territorio comunale la potenziale capacità di spesa delle persone e quindi aiutare l'economia locale.

Senza basi particolari, ma empiricamente, stavo parlando di una moneta o perlomeno dell'uso di un valore convenzionale di scambio locale: ovvero una moneta complementare.

Non riuscii a dare la giusta motivazione, data la mia ignoranza, anche perché non avevo ancora incontrato persone che analizzassero e proponessero soluzioni praticabili e non principalmente ideologiche.

Veniamo a tempi più recenti.

Nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito all'improvvisa materializzazione della mancanza di reddito e disponibilità economica molto forte e diffusa oltre ogni conoscenza e possibilità di previsione da parte di noi persone semplici che si alzano la mattina per andare a lavorare e produrre per se e la propria famiglia e quindi per la società in cui vivono.

Ricordare all'inizio della pandemia quando si parlava della creazione di una moneta complementare atta al superamento delle difficoltà diffuse che oggi stiamo vivendo drammaticamente?

Discorso rapidamente accantonato, il perché sarebbe da chiedere ai rappresentanti in parlamento eletti in nome di una sovranità nazionale.

Quel frangente mi ha riportato alla memoria il pensiero della moneta del sindaco, tra l'altro poi ho anche scoperto che ci sono delle proposte serie ed argomentate, in tal senso, che giacciono inascoltate.

Bene il caso mi ha posto nuovamente di fronte ad un incontro che mi ha aperto ancor più gli occhi e quella mia intuizione di oltre dieci anni fa , mi veniva rappresentata da chi ne aveva conoscenza e competenza.

Parlo dell'Amico Massimo Russo, un lombardo di Milano, che ho conosciuto in occasione di un altro passo importante che spero diventi in cammino.

Massimo mi ha fatto leggere un suo progetto di moneta complementare comunale, e lì ho ritrovato quella similitudine intuitiva che avevo a tuo: il buono sconto e l'associazionismo come strumento ed ambito applicativo reale e non ideologico.

Lasciando i particolari, di cui non saprei nemmeno come trasferirli, oggi, sì, propri oggi, nel presente, ma per il futuro, mi è passata per la mente un'altra idea.

Sempre per muoversi negli anfratti delle leggi che volenti o nolenti regolamentano il nostro quotidiano.

Molti auspicano l'uscita dal sistema.

Non credo sia possibile per come la si auspicherebbe e per cosa si ricerca.

Però si potrebbe vivere in rapporto con esso in maniera molto diversa.

Sfruttando le possibilità associative e tecnologiche.

Creando gruppi organizzati e che tra i meandri delle leggi si sappiano muovere ed organizzarsi.

Lo scambio di servizi e prodotti potrebbe essere una faccenda territoriale, ma che abbia anche la capacità di attingere, ove serve, al mondo esterno ad esso.

Gli strumenti ci sono tutti.

Ci vuole la volontà.

E in molti la stanno mettendo e gruppi assimilati a questa idea stanno nascendo.

Uno strumento ulteriore potrebbe essere il bank run, ovvero il ritirare contanti dagli sportelli bancari, non per la sola paura, ma per finanziare noi stessi un sistema alternativo basato ad esempio su criptovalute, le stable coin, che ben gestite permettono appunto di interagire anche con il mondo da cui ci si allontana ma non per finire nelle caverne.

C'è fermento in questo momento su questo aspetto della nostra vita: recuperare la nostra autonomia piena.