Acquari e politica

Ho avuto modo negli ultimi anni di poter dedicare insieme ad altri parte del mio tempo alla costruzione di una forza politica unitaria che desse voce compiutamente alle esigenze di molti italiani.

Ho avuto modo di incontrare e di conoscere molte persone, anche a capo di forze già impegnate in questo campo e con le medesime idee ed obiettivi.

Le esigenze di cui parlo sono letteralmente balzare alla ribalta dopo che per decenni sono state mascherare e diluite sapientemente da varie forze politiche.

Quello che viene definito antieuroperismo e sovranismo nazionale, contrariamente a quanto il mainstream vorrebbe fare credere, altro non è che un sentimento razionale nato per gli effetti di una profonda riflessione fatta da molti italiani alla luce della realtà che abbiamo vissuto sinora e soprattutto tenendo conto delle proiezione in un futuro più che prossimo, ormai imminente, dopo tutto ciò che si è manifestato e ancora si sta manifestando dal 2020 che si è innestato sugli effetti di una serie di decisioni che hanno di fatto smantellato l'Italia e demotivato gli italiani.

I fatti sono conseguenziali. Nulla accade per puro caso. Specialmente per quello di cui stiamo parlando.

In molti di siamo trovati a condividere e proporre idee che nei fatti anticipavano quello che oggi, sotto le spinte guerriere, si sta forzatamente portando come soluzione alla fine del globalismo: il ritorno ai blocchi e a una forma di autarchia che però mi appare quasi come una sorta di globalismo limitato ad un'area.

Noi saremo inseriti, come parte più debole, in quella che potremmo definire “area atlantista”. 

Ovvero una UE sotto l'egida rigida statunitense con aree, come il sud Europa, a svolgere il ruolo di factoring che sinora ha svolto a livello globale l'Asia e principalmente la Cina.

Per arrivare a ciò, secondo le idee e i programmi dei neoliberisti, dovremmo cedere le nostre libertà ed affidarci a una sorta di “paternalismo di stato” gestito da società private.

Una sorta di allevamento all'aperto di produttori che se poi si comportano bene avranno “punti” per essere anche consumatori.

Bene. In questo si inserisce il montante bisogno di chi rappresenti politicamente e quindi con una proposta chiara e sostenibile chi non vuole essere portato in queste condizioni che appaiono gradite a pressoché l'intero arco parlamentare.

In questi anni ho riscontrato una costante che mi porta ad essere scettico sulla possibilità della nascita di una forza politica che realmente incarni questo sentimento che definirei di libertà.

Il limite è sempre quello umano.

Come pesci che nuotano nel proprio acquario, in molti, non riescono a comprendere che, uscendo da quell'acquario, in cui si sentono protetti, avrebbero a disposizione un mare molto più grande in cui nuotare e dare dimostrazione sia del proprio valore legato alla proposta, che del proprio ego legato, legittimamente, alla propria affermazione personale.

In sintesi: generali con uno scarso esercito, avrebbero molte più possibilità di affermazione nel fare i marescialli di un grande schieramento.

E su questo gioca il mainstream e soprattutto le forze in Parlamento.

In questo periodo si possono notare dei riposizionamenti, non sostanziali, ma con accenni a tematiche anche “patriottiche” e ammiccanti ad una sorta di nazionalismo.

Purtroppo questa operazione di carpire il consenso solleticando la pancia, senza poi dare corpo a queste istanze, è reso facilmente possibile per la grande confusione che regna e soprattutto per il fatto che, quantunque si abbia un denominatore comune, non ci si pone come squadra, come proposta concreta e soprattutto ampia.

Si rimane ognuno nel proprio acquario ad aspettare e ad illudere se stessi prima che i propri seguaci.

Forse l'impellenza di un voto potrebbe cambiare le cose?

Chissà.

 

(Foto dal web)