Ipocrisia istituzionale

Oggi è il 2 giugno, festa della Repubblica Italiana.

La data fu scelta perché rappresentativa del ritorno della democrazia in Italia.

Infatti, insieme al 3 giugno, sono i giorni, nel 1946, in cui gli italiani decisero con un referendum la forma istituzionale di stato.

Nei fatti è stato scelta questa data proprio perché non rappresentava e non rappresenta la data della vittoria democratica di una parte degli italiani sugli altri.

Oggi, e non solo da oggi, il senso di questa festa appare profondamente diversa agli occhi di molti italiani.

Ci troviamo di fronte ad una realtà che stride con quanto vediamo e sentiamo.

Tutte le istituzioni e coloro che le rappresentano, e quindi che dovrebbero rappresentare l'Italia, nazione, gli italiani e quindi lo stato, sono impegnate nello smontaggio e nella cessione dello stato e quindi della nazione stessa in nome di un presunto progresso che però non appare e non è come prospettato.

Ma cosa è una nazione? 

Dal latino natio, nascita, una nazione è una comunità di individui che condividono il luogo geografico, la cultura, la lingua, la religione, la storia, le tradizioni, l'etnia.

Gli individui che formano la popolazione della nazione, si dotano di una propria forma di governo ed amministrazione, con leggi ed organismi propri: lo stato.

Una nazione, e quindi lo stato che è strumento di governo ed amministrazione, è “sovrana” in quanto nei suoi confini ha leggi proprie e autonomia gestionale.

Una nazione può mettere il suo stato in relazione con alte nazioni e con i rispettivi stati per armonizzare alcuni aspetti della vita dei rispettivi cittadini in un'ottica di condivisione e rispetto della propria sovranità ed autonomia.

Questo era lo spirito con cui si era prospettata la costruzione del progetto EU, della stessa NATO e di molte delle strutture sovranazionali.

Da alcuni decenni, e se ne sente forte il peso oggi, quelle prospettive sono completamente cambiate lasciandolo il campo a ben altro.

Naturalmente l'ipocrisia del mainstream e degli attori principali di queste questioni, politici e non solo, nega l'evidenza dei fatti.

Siamo stati condotti in una pericolosa spirale che sta mostrando sempre più la sua vera faccia: stiamo passando dalla cosa pubblica, res publica, Repubblica, alla cosa privata, stato privato, con cancellazione della nazione e quindi di ciò che la contraddistingue in relazione alle altre nazioni.

L'ipocrisia con cui viene festeggiata questa data da parte della gran parte dei politici, sicuramente tutti, nessuno escluso, di coloro che sono in parlamento, è palese e stride con le azioni che gli stessi compiono.

Di fatto e concretamente sono tutti impegnati, nessuno escluso, nel cedere la sovranità della Nazione Italia e del suo Stato a strutture di fatto privatistiche.

Negano con le loro azioni ciò che dicono a favore di mainstream quando parlano di sovranità, patria e popolo.

Hanno una visione che essi definiscono lungimirante, ma che nei fatti non è altro che la trasposizione dei dettami di una ristretta èlite che ha la presunzione di sentirsi come novelli dei e che ritiene di poter disporre del genere umano come meglio crede, per i propri interessi.

Ma questo non è da oggi che accade.

Oggi si sta attivando ad nun punto tale che sarà molto difficile potersi difendere.

Questo per effetto dell'uso della tecnologia che viene presentata come uno strumento di libertà, ma che nei fatti, essendo nelle mani di pochi, è uno strumento di coercizione che sfrutta molte delle debolezze degli uomini asservendoli al volere di pochi.

I discorsi altisonanti di oggi sono parole.

E come tutte le parole false le porta via il vento perché non hanno la zavorra del cuore a tenerle ben salde alla terra.

La terra, il territorio che con i suo Popolo forma la nostra Nazione: l'Italia.

Che loro hanno venduto.

(Foto dal web)