Tra il dire e il fare

La soddisfazione espressa da Giorgia Meloni per la visita congiunta in Ucraina da parte di Draghi, Macron e Scholz la dice lunga sull'impostazione della “opposizione in guanti bianchi”.

La massima soddisfazione, tra l'altro espressa alla stampa in qualità di presidente dei Conservatori Europei, assume un valore politico non indifferente.

La considerazione espressa e relativa al comune approccio da parte dei leader dei paesi membri della UE che di fatto assumono una medesima direzione politica dopo vari tentennamenti è la dimostrazione plastica dell'unicità di intenti raggiunta.

Tutta la politica parlamentare italiana è accondiscendente  ai desiderata statunitensi travestiti da NATO.

E il tramite di questo passaggio, USA-NATO-stati europei, è una comune e granitica posizione dei paesi membri della UE.

Questa posizione, almeno per quanto all'Italia, cozza con la tanto sventolata volontà di mantenere la sovranità nazionale espressa ai quattro venti da Giorgia Meloni.

Preciso che ho aderito convintamente, negli anni scorsi, per un periodo a FdI e ricordo con piacere tutte le persone che ancora oggi vi militano.

Per molte posizioni, prese per sé stesse, mi trovo ancora concorde con quanto promosso dalla Meloni ed il suo partito.

Ma c'è un però. Sostanziale. La sovranità nazionale. Quella vera, non quella sventolata ma non ricercata 

Lasciai FdI quando la Meloni, invitata da Trump ad una convention dei Repubblicani, dichiarò di sognare gli stati uniti d'Europa.

Parlando spesso di una Europa dei popoli, ma nei fatti, accettando la UE che è stato costruita senza tenere conto dei popoli.

Direte: cosa c'entra questo con la sovranità di una nazione e specificatamente quella dell'Italia?

Quella dichiarazione, è, a mio avviso, sintomatica della accondiscendenza politica alla piega che ha preso da decenni la UE che ha di fatto trasformato gli stati membri in attori economici che rendono conto al mercato da arbitri del mercato e garanti di condizioni tali da permettere a chiunque di gareggiare e nel contempo mantenendo garanzie di diritti politici, civili e sociali che caratterizzavano gli stati moderni.

Non a caso gli stati, e la stessa Italia, per mantenere l'affidabilità nei confronti del mercato e quindi del neoliberismo, che è ciò che ha trasformato gli stati, non da oggi limitano i diritti dei cittadini e le conquiste sociali.

Altro indicatore di tale accondiscendenza e quindi di scarsa reale attenzione ad una sovranità vera è la questione Recovery Fund e quindi PNRR per l'Italia.

Abbiamo assistito nel silenzio del parlamento ad una palese ingerenza da parte della commissione europea e quindi della UE senza precedenti.

La UE ha imposto l'adozione di riforme a lei gradite, e quindi neoliberiste come approccio, distribuendo fondi la cui assegnazione è possibile solo se gli stati “sovrani” fanno ciò che la UE dice di fare.

La UE ha condizionato e condiziona scelte interne alle nazioni ed anche in spregio alle costituzioni delle nazioni stesse.

E la Meloni, a pari di tutti i leader presenti in parlamento e le forze politiche da essi rappresentate, non ha mai confutato questa questione e non ha mai sottolineato questa pesante ingerenza.

Ma a tutt'oggi, come altri, ad esempio Salvini, si riempie la bocca dei termini “patriota” e "sovranità ".

Dando poi sostegno a ciò che nei fatti e non nelle parole viene imposto da coloro che, con il famigerato “ce lo chiede l'Europa”, vogliono abolire e sostituire con una forma di conformismo antitetica al concetto di Patria e sovranità.

Quindi il paradigma politico di destra contrapposta alla sinistra  è da tempo tramontato lasciando un vuoto che dovrà essere riempito.

Nel frattempo continuano a sventolarci davanti bandiere ideologiche che nei fatti sono di poco conto in confronto al problema centrale  : l'uscita dal UE e dall'euro.

(Foto da YouTube)