L'evasione Iva record dell'Italia: è l'esatto contrario.
Il rapporto sugli incassi Iva in Europa era relativo al 2020, quando l'Italia è stata per settimane in lockdown. L'UE sbaglia e sa di sbagliare.
Sostenere che l’Italia ha incassato molto meno Iva di quella che era programmata è tesi grottesca se si guarda l’anno di riferimento di quei dati.
Infatti si sta parlando del 2020, e qualcuno deve avere un vuoto di memoria: è l’anno della pandemia e dei rigidi lockdown in Italia.
Ovvio che gli incassi Iva sono stati al di sotto delle previsioni: esercizi commerciali e servizi sono stati chiusi e non potevano certo fatturare.
Proprio in occasione della recente audizione parlamentare sulla manovra che ha suscitato polemiche su Pos e tetto al contante, il capo servizio struttura economica della Banca di Italia, Fabrizio Balassone, ha letto quegli stessi dati sull’Iva con una interpretazione diametralmente opposta. E ha citato uno studio pubblicato dalla stessa Banca di Italia, firmato da Francesco Bernardini e Fabrizio Renzi.
Il 2020, spiegano i tecnici di Bankitalia verrà ricordato invece come anno record per gli incassi Iva in Italia e per la minore evasione di sempre.
I due lo spiegano in modo molto semplice: in quell’anno il Pil è caduto dell’11%, gli incassi Iva ovviamente sono scesi, ma molto meno: solo del 6%.
C’è dunque un differenziale di 5 punti di pil che è pari proprio all’evasione che non c’è stata rispetto al solito.
Ed è stato proprio il lockdown il segreto di quel record positivo per l’Iva.
Essendo chiusi gli esercizi commerciali parte consistente degli italiani ha imparato a fare acquisti on line.
Anche ordinando cena o pizza al ristorante che poi mandava il servizio di consegna a domicilio.
Tutte quelle transazioni avvenute con bancomat o carta di credito erano tracciabili, e l’Iva è stata versata allo Stato come mai era avvenuto.