Ingegneria climatica: business o soluzione?

Nelle scorse settimane è "circolata", non in maniera sufficientemente comprensibile sul mainstream italiano, la notizia dell'intenzione da parte del governo messicano di vietare sul suo territorio esperimenti di geoingegneria solare.

Questa presa di posizione implica non una ma vari livelli di riflessione in più "direzioni".

La geoingegneria solare è parte di "teorie?" tecnologiche per una presunta lotta ai presunti cambiamenti climatici in atto, ricorrendo alla manipolazione del clima,  ovvero la geoingegneria climatica.

Intanto dobbiamo dire chiaramente che tali "esperimenti", se di esperimenti si può parlare, sono reali e quindi, probabilmente in atto in gran parte del mondo da parte delle nazioni o gruppi di nazioni e probabilmente già ben avviati da parte delle "superpotenze". 

E non è poco visto l'andazzo riservato a tali "ricerche" alla cui base vi è sempre uno scopo militare travestito da filantropismo.

Ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo di iper tecnologizzazione di una potenziale soluzione che ha un valore prevalentemente teorico?

È l'ennesimo progetto ad uso e consumo dei profitti delle multinazionali? Mi tornano sempre in mente i proclami sugli OGM grazie ai quali si sarebbe sconfitta la fame nel mondo ed invece si sono solo aumentati i profitti di pochi a scapito di molti limitando e modificando innaturalmente colture e varietà alimentari.

O trattasi dell'ennesima corsa per stabilire una supremazia da mettere poi sul piatto della bilancia appunto per bilanciare i rapporti politici/militari/economici tra superpotenze o gruppi di interesse strategico sovrannazionali?

Di sicuro la discussione non è chiara e tantomeno ben evidente. Tantomeno l'effettivo livello raggiunto se non la possibile reale applicazione già in corso come ritenuto da molti.

E questa non sufficiente trasparenza non aiuta a capire e la sensazione della sempre sosla cata "finestra di Overton" anche in questo caso non appare peregrina.