Risparmio e sovranità monetaria


Dal Sole 24 Ore: 
il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parla di debito pubblico, con la volontà di “metterlo al sicuro” da “nuovi shock finanziari”, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote del debito". 

Affidiamoci alla storia: dalla Seconda guerra mondiale, Giappone e Italia uscirono senza risorse naturali perché entrambe sconfitte ma, nonostante siano state costrette a ripartire da zero, entrambe, hanno realizzato una crescita economica che le ha portate a diventare, alla fine degli anni Ottanta, la seconda e la quinta potenza economia del mondo.

Vediamo come. 

Il debito pubblico giapponese supera di oltre cento punti quello italiano, ma i loro tassi
d’interesse sono decisamente più bassi, sia perché i risparmi delle famiglie giapponesi
vengono investiti nei titoli del loro debito sovrano sia perché godono della sovranità
monetaria. 

Da dati facilmente reperibili, risulta che la liquidità in contanti sui conti correnti bancari
italiani ha raggiunto a marzo 2022 oltre 1.100.000 miliardi di euro.

Una liquidità importante che non produce alcun interesse ma, anzi, è alla mercè dell’inflazione. 

È anche vero che le crisi finanziarie degli anni precedenti hanno causato ingenti perdite
agli investitori italiani rallentando la loro voglia d’investimenti, ma i titoli di Stato non
hanno mai tradito i risparmiatori. 

I titoli di Stato erano molto amati dai risparmiatori, sia perché esenti da imposte e anche perché al portatore. 

Oggi, i titoli di Stato sono soggetti a ritenuta fiscale del 12,5 per cento sugli interessi, sono nominativi e chi li compra ha l’obbligo di conservare le ricevute d’acquisto (dematerializzazione). 

Non voglio entrare nel merito della tracciabilità che, comunque, rappresenta un discreto freno per gli investimenti, ma la tassazione è, quantomeno, inopportuna. 

Intendiamoci: far pagare le imposte sulle rendite finanziarie è giusto ed equo, ma il debito
pubblico è esposto allo Spread e a politiche finanziarie decise da altri quindi, rendere i
Titoli di stato esentasse, potrebbe essere la soluzione ideale. 

Gli italiani riceverebbero un incentivo forte a comprare il debito del proprio Paese e il
paese non dovrebbe dipendere da investitori esteri per coprire tale debito. 

Senza contare che, in questa situazione, lo Spread perderebbe di ogni valore, e il minor gettito fiscale sarebbe compensato dal vantaggio di non pagare tassi d’interesse più alti di altri stati. 

Tutto bello, tutto fattibile, ma non so perché sento sempre quella vocina che mi ripete
“Vorrei ma non posso”. 

È il segreto di Pulcinella: bisogna sostituire il “Vorrei ma non posso” con il “Voglio perché posso” e la soluzione appare.