Finalmente "la strada"?


Il 29 e 30 luglio si è tenuto ad Orvieto un importante fatto politico, di quelli che non siamo più abituati a vedere.

Dietro la spinta di Alemanno, e non solo, si sono incontrati e confrontati decine di esponenti non solo politici.

Il tema generale e gli obiettivi sono chiari e lo sono ancora di un più dopo il rilascio di tre documenti complementari tra di loro e che tratteggiano non solo una strategia, ma fatto nuovo a disposizione del "mondo del dissenso" , una serie di analisi profonde e senza dubbio molto ben trascritte e quindi facilmente comprensibili.

Nei tre documenti, "manifesto di Orvieto" e i suoi due allegati, "documento politico" e "documento programmatico", si sviluppano non solo gli argomenti da un punto di vista della creazione possibile e concreta di "un movimento per l'Italia" che possa pensare di partecipare e riportare risultati importanti, ma si delineano e delimitano delle aree ben precise.

Molto buona l'analisi generale e soprattutto quella sulla destra italiana e in particolare quella oggi rappresentata da FdI e Meloni.

La chiara distinzione tra una destra "conservatrice", ovvero quella in cui si è trasformata FdI, e una destra "sociale e populista", che non sono due malattie ma la sintesi più vicina alla sovranità popolare nel rispetto della Costituzione del 1948, credo sia un dato che in molti ignorano.

Questo distinguo è importantissimo e se ben compreso e registrato, come appare in ciò che ci si propone, credo sia un fatto nuovo e dirimente nel panorama politico italiano che spesso vive spinte anglosassoni senza però comprendere la forte diversità non solo nel significato dei termini.

Questi documenti, a mio avviso, sanciscono un principio fondamentale e nuovo, che nuovo non è, se non nella comprensione dei più, ovvero: il cambio del paradigma anche nella politica italiana che ci si ostina, per utilità di pochi, a mantenere nell'alveo del destra e sinistra novecentesco.

Questa è la "modernità" di questo messaggio complesso e completo, che parla di "metapolitica" come importante elemento per lo sviluppo della politica intesa non come strategia elettorale, ma come proposta sociale alternativa e concreta.

Tutto bello. Tutto buono. Musica per le mie orecchie e soprattutto un valido strumento anche per chi non proviene dalla destra, e smettetela di chiamarci fascisti, che è ben altro.

Questo messaggio articolato, a mio avviso, è comprensibile e mutuabile da tutti coloro che si riconoscono nel dissenso accumulatosi non solo in questi anni ultimi.

È buono per tutti coloro che, anche inconsapevolmente, hanno maturato il concetto di "noi" e "loro" derivante dall'accettazione da parte di tutti i partiti istituzionalizzati e parlamentarizzati dei desiderata neoliberisti e quindi dell'abbandono della vera rappresentanza.

Quale è a mio avviso la prova del nove?

Semplice: le elezioni Europee.

Se questo movimento si consolida e si presenta alle europee, a mio avviso, è l'ennesimo binario morto che serve a ridare spazio politico e poltrone con tutto ciò che ne ci segue ad uno sparuto gruppo di "amici" di qualcuno per rappresentare interessi di "qualcun'altro".

Spiego: un movimento del genere e per ciò che è stato già scritto in quei tre documenti di cui parlavo, parte da un postulato: la UE non serve ad un ca**o.

Quindi fa la campagna si, ma per l'astensionismo proprio per dimostrare che una grossa fetta di italiani la pensa così. Sennò già visto con Salvini: cambieremo la UE da dentro.

E poi parte per una campagna di politica interna per avere un forte risultato, e non per portare alcuni "sassolini negli ingranaggi", ca**ate, si torna alle poltrone per qualcuno e negli interessi di qualcun'altro.

In conclusione: tutto bello, tutto chiaro, ma la prova, per me, saranno le europee nel senso dell'atteggiamento che si deciderà di avere.