Presto che è tardi

Siamo diventati tutto dei bianconiglio?

Ricordate il bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie?

Sempre di fretta e a significare lo scorrere del tempo.

"Alice: Per quanto tempo è per sempre?  Bianconiglio: A volte, solo un secondo.”

Quale è divenuto il nostro rapporto con il tempo?

Siamo nell'era dell'immediato. A volte, molto spesso, senza possibilità di riflettere e comprendere e quindi sedimentare un'opinione .

Azione. Reazione. Sollecitazione. Questi sono i tempi scanditi dall'incedere del tempo.

Incontriamo qualcuno e già pensiamo ad andare via perché "scusa...si è fatto tardi".

Riempiamo il tempo dei nostri figli di "impegni" per acquisire "competenze".

Spesso però così facendo impediamo di acquisite la cognizione primaria del vivere in sinergia e rapporto con gli altri e quindi con se stessi.

Impediamo a loro, i nostri figli, ed a noi, di assaporare quei momenti di noia, non ozio.

La noia quella che definirei "positiva".

Quella noia che ho assaporato da bambino nelle ore in cui non avevo un protocollo di presunto divertimento da rispettare.

Fatto di videogiochi, lezioni di questo o quello, e ore ed ore a correre da un punto all'altro scendendo e salendo in continuazione dal SUV di mamma e papà.

Quella noia che ti obbligava a mettere in moto il cervello e a realizzare le fantasie di gioco con i tuoi amici.

Quella noia che credo debba essere propria dei primi anni di vita degli individui, almeno si nn o ai 10, che poi ti faranno affrontare in maniera diversa la noia adolescenziale.

"Presto che è tardi" è la colonna sonora della nostra vita.

In tutte le sue sfaccettature.

Non permettiamo agli avvenimenti di attraversarci e di scorrerci addosso per poterli comprendere e poterli anche "collegare agli altri puntini" della nostra vita.

Siamo sempre più incastrati in una presunta necessaria velocità che prevede esclusivamente due tempi: azione e reazione.

E quindi rimane difficile fare memoria e quindi anche non ripetere gli stessi errori o situazioni.

Quasi meccanici. Come un orologio appunto.

In ogni aspetto della nostra vita. In perenne corsa con il tempo e per il tempo.

Ricordate la scena finale del ragazzo di campagna con Pozzetto? La bella ragazza che seppur attratta da Adelmo, persona semplice e non schiava del tempo, preferisce tornare alla sua vita "milanese" da cui non riesce a staccarsi. Come una droga. La cui somministrazione è scandita dal lento ma inesorabilmente veloce scorrere del tempo.

Quasi come se volessimo arrivare a conoscere la fine senza leggere tutto il libro.

E se lo leggiamo lo facciamo come se i capitoli non fossero conseguenziali. Azione/reazione. Non serve riflessione ed assimilazione. Non c'è tempo. Squilla il cellulare. Devi rispondere ai messaggi veloci. Tuo figlio deve acquisire competenze per dare valore alla sua vita.

Cazzo, ma la vita non è "competenze".

Ci hanno fregati ancora una volta. Come sempre.

Pochi soldi poco tempo. È un connubio perfetto. E poi la New Age...il karma...i risvegli...i risvegliatori...i guru: quando basterebbe rallentare, non fermarsi, ma rallentare e riflettere e non farsi travolgere e travolgere a nostra volta.

"Presto che è tardi"...e poi...è tardi per davvero.