E continuano a chiamarla austerità

La lenta ma inesorabile macchina dell'austerità usata dalla UE e dal FMI per sottomettere i popoli non accenna a fermarsi.

Dopo un'apparente pausa per "registrare" le menti dei più assoggettandoli ad un regime di terrore e sconforto che rendono apparentemente sopportabile ogni e qualunque nefandezza in nome della competitività si riparte dalla Grecia. 

Pensioni a 74 anni, estensione della settimana lavorativa a 6 giorni, possibilità di licenziare senza preavviso anche ad un anno dall'assunzione e senza stipendio, diminuzioni delle indennità di licenziamento.[1]

Praticamente una selvaggia gestione di quella che la UE definisce nei suoi documenti "forza lavoro flessibile".

Austerità. Austerità a pacchi. 

Si materializza in Grecia, ma è in preparazione anche qui in Italia, ciò che è scritto nei trattati europei.

Ovvero, perseguire l'obiettivo di tutelare il profitto e il capitale come ben scritto nell'Art. 3 del Trattato di Maastricht: "L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente." [2] 

E come hanno pensato i burocrati europei di raggiungere questi obiettivi? 

Considerando e trattando il lavoratore come una merce, come scritto nell'Art. 145 del TFUE ( trattato sul funzionamento dell'Unione europea):"...promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici, al fine di realizzare gli obiettivi di cui all'articolo 3 del trattato sull'Unione europea." [3]
 
E anche la dignità umana è merce con cui contribuire per sostenere il "mercato".

E per questo per quanto alla sostenibilità di pensioni, assistenza sanitaria e prestazioni sociali, per quanto al Patto Euro Plus del 25/01/2011: "Si procederà ad una valutazione soprattutto in base agli indicatori del divario di sostenibilità. Tali indicatori valutano se i livelli di debito sono sostenibili sulla base delle politiche in corso , in particolare i regimi pensionistici, di assistenza sanitaria e previdenza sociale, tenendo conto dei fattori demografici." [4]

Confrontando le azioni portate avanti in Grecia da UE e FMI, con l'intervento della Troika, che l'avrebbe "salvata", non è difficile comprendere il percorso iniziato anche in Italia.

La salvezza della Troika portata alla Grecia ha generato che tutte le principali fonti di reddito strategiche come porti e aeroporti sono in mani straniere, il 10% della popolazione, i giovani, sono emigrati, le serrande chiuse, la famigerata "distruzione creativa" tanto cara a Draghi, ha lasciato un cimitero di serrande abbassate e di lavoratori che non riescono a non essere poveri anche lavorando. Dal cosiddetto "salvataggio" il paese non si è più ripreso.

Naturalmente i commentatori economici plaudono alla ripresa del PIL greco ignorando che proprio per l'effetto che la maggior parte  dei profitti siano in mano estera perché con il PIL si calcola ciò che viene prodotto all'interno di un paese, e non si tiene conto del fatto che i profitti siano drenati all'estero.

Le condizioni abiette di lavoro e le conseguenti condizioni abiette di vita sono servite di fatto a preparare l'accettazione futura di condizioni ancora più abiette. Le persone stremate non reagiscono più per paura di perdere quel poco che riescono a racimolare. 

In Europa di emergenza in emergenza la demolizione dello stato sociale con diritti sociali crescente è stato abbattuto sostenuto anche da una informazione che di fatto contribuisce a guidare questo fenomeno ormai palese e riconoscibile ma che ancora non viene compreso da coloro che abbagliati a mò di lampara nella notte hanno di fatto messo in folle il proprio senso critico e la capacità di valutare la realtà che ci circonda.

Ciliegina sulla torta in Grecia, è la volontà di negare di fatto con multe salate ed addirittura l'arresto la possibilità di scioperare.

E qui in Italia tutto tace. Il governo è felice e tutti sono felici. Di crisi del lavoro  e soprattutto del suo valore non si parla e anzi, guai a parlarne. Non è inclusivo.