Vite senza fine

L'art 3 della Costituzione italiana è chiaro:

"E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
[ https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/principi-fondamentali/articolo-3 ]

Perché i Padri Costituenti hanno pensato introdurre questo articolo e soprattutto perché lo hanno inserito tra i primi e ancor più tra i principi fondamentali?

E non è di certo un motivo che credo si possa legare all'appartenenza politica.

Non a caso questo periodo viene subito dopo, nello stesso articolo, di quello che descrive e sancisce il principio di uguaglianza: 

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Quindi per rendere i cittadini uguali indipendentemente da tutta una serie di varianti possibili e soggettive, la necessità che vi sia una vera e reale possibilità di pari partenza è la Repubblica, quindi lo stato con la sua forma di governo e gestione della cosa pubblica, che deve farsi carico della rimozione degli ostacoli e quindi essere arbitro con la promulgazione di leggi ed azioni che prendano spunto da questo chiaro principio fondamentale.

Eppure noi abbiamo visto e vediamo la promulgazione di leggi e l'adozione di norme, trattati e accordi ad essi collegabili, che di fatto non prendono spunto e anzi contraddicono tale principio fondamentale.

Ribadisco: principio fondamentale, non certo una disposizione secondaria. E inoltre scritta chiaramente.

Nel lavoro, nel risparmio, nella proprietà privata, nella sanità, nell'istruzione è evidente tale discordanza.

E tutte le azioni susseguenti alla promulgazione e il recepimento di leggi che non tengono conto di questo principio, così come di altri, sono sempre giustificate da necessità di rendere più performante l'economia nazionale.

E la spinta per tali azioni dei vari governi è dettata da attori esterni che di fatto usano il governo e quindi lo stato per rendere inadempiente la Repubblica.

E chi sono coloro che ispirano tutto ciò? Enti ed istituzioni sovranazionali che a loro volta sono dipendenti dai padroni dell'economia mondiale.

Tutto ci viene imposto per una falsa prospettiva di competizione che nei fatti, per come è stata organizzata e per come poi la si è fatta sviluppare, è come una vite senza fine che estrae senza soluzione di continuità risorse che di fatto impoveriscono giorno per giorno e sempre più le persone.

E tutto questo in Italia avviene con un'ipocrita complicità e accondiscendenza non solo politica e in barba alla Costituzione che però viene piegata e interpretata in base alle necessità del momento.

E le disuguaglianze, quelle che la Repubblica per mezzo dello stato dovrebbe ridurre ed azzerare rimuovendo gli ostacoli, aumentano ora dopo ora.