Ormai non stupisce più nessuno in Italia che palesemente si ammetta candidamente e senza nessun imbarazzo che se non si hanno determinati requisiti graditi prima a Washington e poi a Bruxelles non vai da nessuna parte.
Lo stiamo recependo in maniera netta e non più parafrasata da lungo tempo.
Clamoroso lo stop a Berlusconi nel 2011. Poi sempre peggio.
Eppure i politici nostrani, sempre impegnati a gettare fumo negli occhi degli italiani, non perdono l'occasione per dichiarasi "orgogliosi" di questo ruolo di palese sudditanza coloniale quasi fregiandosene definendosi "affidabili" agli occhi altrui e su questo fondando di fatto le proprie speranze politiche [1].
Addirittura con l'amplificazione del mainstream cercano in ogni modo di far passare e fissare nel cervello degli italiani questo fantomatico "orgoglio" di essere colonia suffragata, a loro dire, da una manifesta approvazione da parte degli euroburocrati.
La stessa Meloni si fregia e viene presentata come esempio di "normalizzazione" istituzionale e per questo viene elevata a leader europeo che però non si capisce di cosa.
L'orgoglio italiano, quello vero, ormai è ridotto ai minimi termini e questo grazie all'azione demolitrice portata avanti dalla politica italiana ormai tutta prona ad assolvere i prori compiti di referenti di governatorato coloniale.
Questo avviene con buona pace di una nutrita schiera di costituzionalisti italiani impegnati a legittimare in qualche modo la delegittimazione della nostra Costituzione in gran parte disattesa e piegata al volere di gruppi dominanti riconducibili a certa finanza, soprattutto straniera.
Assistiamo nei salotti televisivi, strumento di convincimento popolare, a discussioni palesemente orientate al sostegno di questa accondiscendenza succube e senza nerbo alcuno.
Non vi sono domande o espressioni di concetti che lascino intravedere un benchè minimo barlume di ipotetica reazione a tutto ciò.
Certe affermazioni, come quella che se non si hanno determinate caratteristiche ad accettare i desiderata americani e dei burocrati europei non si potrà mai avere nessuna possibilità politica, vengono ripetute a più non posso e anzi accompagnate da espressioni e mimiche che ne sottolineano l'ineluttabilità: così è e così deve essere. Come se fosse normale.
Siamo una nazione commissariata e priva di ogni e qualsiasi margine di scelta politica. Siamo stritolati dal vincolo esterno e esposti al costante ricatto della finanza e dei grossi fondi di investimento, della Borsa e della BCE.
Tutti sono a conoscenza di questa verità ma ipocritamente non la si vuole ammettere.
La normalizzazione ormai conclamata della Meloni è un pessimo segnale per noi italiani. La sua affidabilità e la sua ascesa a leader più concreta d'Europa e la conseguente promozione politica la dicono lunga sul futuro che ci aspetta.
Prova ne sono i continui complimenti che riceve la Meloni dopo che solo un anno fa dagli stessi era additata come "duce". La camaleontica trasformazione è stata repentina anche se non inaspettata viste le premesse "draghiane" espresse già prima della campagna elettorale.
Del resto per essere ritenuti affidabili dai burocrati europei abbiamo già visto che basta poco: basta obbedire.
E obbedire significa solo una cosa: piegarsi al patto di stabilità con conseguente ulteriore austerità e rigore e la ratifica del MES.
Con buona pace degli "orgoglioni" italiani che vedono in Meloni un baluardo a non si capisce bene cosa.