In campagna Italia tutto bene

Nella campagna italiana pare vada tutto bene. O perlomeno non peggio del solito.

Questo traspare a chi da ormai mesi e mesi perlomeno sente di problemi da parte del resto degli agricoltori europei nei confronti delle imposizioni derivante dalla PAC (politica agricola comunitaria) e dalle derivanti dei vari piani per l'ambiente.

In tutto il mondo gli unici a procurare problemi all'ambiente pare sia gli agricoltori europei.

Eppure come popolazione complessiva siamo poca cosa anche in rispetto a singole nazioni e anche come produzione anche tenendo conto che finanziamo l'agricoltura anche fuori dal perimetro UE per poi importare qualcosa è di difficile comprensione perlomeno logica.

Ricorderete per buona parte dello scorso anno gli echi, perché gli echi arrivano in Italia, di manifestazioni di agricoltori dall'Olanda, dal Belgio, dalla Francia, manifestazioni a cui in queti giorni si sono unite quelle degli agricoltori tedeschi.

Tutte hanno un denominatore comune: la nuova PAC e le varie strategia a salvaguardare l'ambiente messe in atto.

Praticamente tutta l'Europa, intesa come facente parte della UE, sta in un modo o in un altro dicendo qualcosa.

In Italia no.

Eppure le misure messe in atto in un quadro pluriennale sono riconducibili alla stessa filosofia.

Però in Italia no.

Abbiamo assistito alla distruzione del nostro patrimonio agricolo proprio grazie alle direttive europee.

Abbiamo declinato anche alla possibilità reale e concreta di essere per davvero anche autonomi sotto aspetto alimentare per ossequiare o dettami europei.

L'attuale governo ha sventolato la bandiera della sovranità alimentare da perseguire dando anche in nome altisonante al ministero dell'agricoltura aggiungendo appunto "...e della sovranità alimentare", cosa che a qualcuno sarà pure sembrato minacciosoentre ad altri potrebbe aver solleticato qualche possibile velleità di raggiungere per lo meno tale obiettivo.

Invece nulla.

In compenso, mentre in tutta Europa si prova a dire e fare qualcosa, in Italia lo scorso 6 gennaio, alcuni agricoltori si sono resi protagonisti di un gesto che ha avuto un certo risalto: hanno disegnato con le luci dei trattori una calza della Befana. [2] [3]

Questo naturalmente mentre l'Europa sparge letame davanti ai palazzi del potere.

Qualcuno giustamente dirà: si staranno organizzando e staranno cercando di capire.

La PAC entrata in vigore il 1° gennaio di quest'anno anno, con tutto il corollario delle politiche green, hanno già smosso a primavera scorsa olandesi e belgi, seguiti da francesi, sloveni e altri. [3]

Noi rimaniamo a battere le mani agli altri e a fischiettare mentre seguiamo le azioni altrui.

Nel contempo la stampa nostrana non perde l'occasione di appiccicare etichette di estrema destra alla protesta quando incontra la necessità di parlarne almeno un minimo. Una eco appunto.

Non solo gli agricoltori. Ricorderete ad esempio i camionisti. Ma la lista è lunga e aumenterà sempre più.

E stranamente anche per questa questione c'è uno spartiacque: il 2020.

[1]
https://www.freshplaza.it/article/9590434/proteste-in-germania-e-francia-e-in-italia/

[2]
https://www.ilnuovoagricoltore.it/gli-agricoltori-di-mezza-europa-protestano-mentre-in-italia-festeggiano-la-befana/

[3]
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/12/27/news/i_contadini_europei_puntano_i_piedi-14703908/