Superflui e semidei

A mio avviso ci sono dei concetti che sfuggono ai più.

In questo sicuramente entra la responsabilità di comprendere la realtà che ci circonda che è un capo a ognuno di noi inserita in un contesto di apparente fruibilità di informazioni.

Spesso ci si trova si fronte a discussioni sul tema dei "mangiatori inutili" e tutto ciò che ci gira attorno compreso la contestualizzazione del concetto stesso e si chi lo avrebbe detto.

Questo poco mi intriga.

Mi solletica però comprendere se vi sia un fondamento di reale applicazione di questo concetto che non è una semplice sparata di qualcuno.

Questo concetto che descrive una parte degli essere umani "inutili" e "superflui" ha radici filosofiche e di pensiero profonde e lontane.

È un concetto che si è sempre più rafforzato in determinate aree elitarie via via che si aprivano nuovi scenari a seguito di scoperte tecniche e tecnologiche che hanno portato l'uomo a progredire.

Unitamente a questo progresso vi sono anche delle implicazioni di pensiero e soprattutto di considerazione del ruolo dell'uomo e anche del rapporto all'interno del genere umano.

I progressi man mano raggiunti hanno modificato prodotto una "rivoluzione cognitiva" che nel corso dei secoli si sta trasformando ulteriormente e oggi la vediamo davanti a noi in maniera potente.

In principio i Sapiens si distinguevano dalle altre specie animali per il fatto che oltre a padroneggiare la natura e avere esperienze soggettive come paura, gioia, avevano la capacità di interagire fra di loro e quindi avere una "narrazione".

Con la rivoluzione agricola si sono avute le risorse per ampliare le proprie  "reti intersoggettive" e successivamente ancora con l'invenzione della scrittura e poi del denaro si sono poste le basi per una società organizzata.

E cosa è questa organizzazione se non una serie di algoritmi? Ovvero un insieme metodico di passaggi che è utilizzato per prendere decisioni e cioè il risultato di calcoli.

Per cui in una organizzazione reticolare ogni individuo costituisce un tassello di un enorme algoritmo. La burocrazia.

Nel corso dei secoli l'uomo ha prodotto varie narrazioni e questa crescita cognitiva ha prodotto ad esempio imposizioni come le civilizzazioni di popoli e le religioni.

Nella fase in cui ci troviamo si sta realizzando in ulteriore passo di "modernità": si sta rinunciando a tutto ciò che rappresenta la spiritualità dell'uomo, che da un senso alla vita, per poter avere il solo potere.

Si sta puntando all'immortalità che sarà considerata come una specie di problema tecnico.

E questo sarà possibile grazie all'intelligenza artificiale a alla conseguente nascita di una sorta di religione dei dati.

Ciò porterà ad allargare la forbice tra i privilegiati e i non privilegiati.

La ricerca dell'immortalità sarà possibile con la trasformazione in senso elitario della medicina.

La medicina vista come strumento per potenziare l'uomo e questo non avrà molto ostacoli: chi si oppone alla promessa di curare tutti i mali?

Nessuno.

Ma questa opportunità non sarà per tutti.

Si creerà appunto un ulteriore e insanabile divario tra gli uomini che avranno la possibilità di accedere a tutto ciò e chi non avrà questa possibilità.

E le elite non avranno più incentivi a investire nel benessere umano.

Quindi si genererà una moltitudine di superflui.

E si arriverà alla nascita di una ristretta cerchia di semidei.

Pensi sia fantascienza?

Beh, allora comincia a interessarti a ciò che dice uno delle menti più influenti che oggi ci sia al mondo: Yuval Harari.