IT-ALERT (dal web/social autore anonimo)

IT-ALERT si basa sul #cell_broadcasting (#hardware e #software). Sia nei vecchi telefoni (appunto detti #cellulari) che negli ultimi #smartphone, un #chip contiene le informazioni per la connessione all'#antenna. Le #celle_esagonali, dagli standard di comunicazione #GSM fino agli attuali #5G e #6G, hanno prima supportato solo il traffico #voce, poi anche il traffico #dati e poi SOLTANTO il traffico dati convertendo in dati la voce (un processo di #digitalizzazione che rende le nostre conversazioni e comunicazioni in linguaggio naturale automaticamente suscettibili di analisi algoritmica: il controllo umano si renderà quindi necessario solo in successive e sempre più sporadiche fasi avanzate di controllo ormai affidate quasi sempre alla #IA).

Il servizio di cell broadcasting, seppur con differenze di prestazione, accomuna quindi tutti i dispositivi mobili attualmente in commercio: è in base a questo principio che su tutti i nostri dispositivi, in certe condizioni, compare la scritta "Solo chiamate di emergenza" (pur in assenza di "segnale"). Una tecnologia che volesse raggiungerci tutti dovrebbe quindi appoggiarsi ad esso: ed è quello che IT-ALERT sta facendo, seppur con differenziazioni dipendenti dalle caratteristiche hardware e software dei singoli dispositivi.

Quindi, se in un vecchio telefono riuscirà "al massimo" a mandare un SMS, nei più recenti smartphone le possibilità di intrusione sono più diversificate e pervasive. Per auto-installarsi si appoggia a #Google: le prime sperimentazioni italiane di questo tipo arrivarono intorno al 2015 e ufficialmente supportavano le ricerche di bambini scomparsi. Ma Google (e le App che hanno scelto di appoggiarsi a Google, come quelle di Poste Italiane o di vari istituti bancari) è scaricabile solo su sistemi operativi #Android: possiamo quindi ipotizzare che i dispositivi senza Android siano meno vulnerabili da IT-ALERT. Nei confronti dei dispositivi con Android, invece, IT-ALERT si sta già comportando come un #BLOATWARE ("rigonfiamento" del software): un programma di cui non si percepisce l'utilità (avendo il codice sorgente chiuso e non disponendo di documentazione consultabile : in quanti possono verificarne tutti i funzionamenti?) ma che si nota per l'elevato consumo di risorse.

Dal punto di vista logico possiamo quindi concludere che IT-ALERT è un #MALWARE: cioè un “software malevolo” che mette a rischio un sistema (di cui i famigerati #virus_informatici sono una sottocategoria). Di più: poichè si è autoinstallato per comunicare con noi senza preventivo permesso (a proposito: da quanto tempo?) senza la nostra richiesta/autorizzazione attraverso gli aggiornamenti di Google (alcuni dei quali, a loro volta, automatici), non possiamo escludere che sia addirittura uno #STALKERWARE, cioè un #software_di_monitoraggio della nostra vita privata a nostra insaputa e/o senza il nostro consenso.

Se le cose stanno così, difendersi è complicato.

In rete girano diverse guide per la (PRESUNTA!) dis-installazione: in tanti mi e vi chiedete perchè, ad esempio, il vostro amico è riuscito a applicarne almeno una e voi invece no. Il fatto è che OGNI DISPOSITIVO E' DIVERSO. Pertanto, per ogni modello esistono diversi gradi di pervasività del malware e diverse opzioni da disattivare manualmente, una ad una (e non è sempre facile trovarle tutte!).

Un ulteriore problema discende dalla natura dei servizi di cell broadcasting che consentono la mera #SOSPENSIONE (da molti confusa con la dis-installazione: ecco un primo fattore di criticità delle guide che circolano in rete in questi giorni) del servizio di "informazione di emergenza" una volta attivato. Ma tale servizio si ripristinerà automaticamente ad ogni #riavvio!

La pervasività di questo malware è tale che l'unica maniera per disinstallarlo veramente è intervenire a un livello non solitamente accessibile del nostro dispositivo (non, almeno, a un utente non professionale, per quanto esperto) vale a dire le configurazioni "di fabbrica" del telefono o dello smartphone.

Certo: chi avesse le competenze per farlo potrebbe benissimo "resettare" quello che, facendo un parallelismo con i computer, fa da sistema operativo. Ma una volta fatta la fatica (veramente IMMANE) di togliere Android dal dispositivo, chi ve lo fa fare di re-installarlo sapendo oltretutto che, alla prima occasione, Google vi tradirà reinstallando il suddetto malware?

Il problema è che altre distribuzioni più sicure ed etiche di Android, come #LineageOS, non supportano App di uso comune di cui molti non possono fare a meno (non da un giorno all’altro, almeno).

Ragionando quindi a breve, brevissimo termine e in un’ottica di mera #riduzione_del_danno, possiamo intanto concludere che:

1) Non possiamo fidarci (soltanto) della disattivazione applicando le guide on line, perché non conosciamo il grado di competenza di chi le redige e se hanno individuato tutte le opzioni da disattivare specificatamente nel nostro dispositivo. A questa (eventuale) precauzione va necessariamente aggiunta la NON RAGGIUNGIBILITA’ del dispositivo (ci sono molti modi: non riducetevi all’ultimo perché dovete almeno farvi una telefonata di test per verificare l’avvenuta schermatura) per essere sicuri almeno di NON ESSERE SOTTOPOSTI AL TEST. Il test andrebbe evitato perché potremmo essere costretti a partecipare al questionario per riappropriarci delle piene funzionalità del nostro dispositivo: il questionario a sua volta potrebbe essere usato per ottenere da noi il #consenso che, a posteriori, legittima sia la presenza di IT-ALERT sul nostro dispositivo che le sue attività (note e ignote). Rinvieremo a un secondo momento le scelte su come e quando disinstallarlo davvero;

2) Non si capisce l’indispensabilità della copertura “a tappeto” della popolazione con un sistema che, negli esiti, è ridondante rispetto a servizi con analoghe finalità (dichiarate) già esistenti e funzionanti da tempo nella penisola: chiamate (anche con voce guida pre-registrata) sui telefoni fissi, servizi SMS istituzionali, ecc… hanno finora avvisato i cittadini delle più diverse allerte. Alcuni lamenteranno la loro scarsa efficienza nei casi, come il sonno notturno, in cui i destinatari delle comunicazioni sono meno “ricettivi” ma, a maggior ragione: a) perché non puntare su una comunicazione CHIARA che informi in modo completo la popolazione PRIMA dell’installazione? b) Perché anzi non renderla partecipe dell’installazione (esistono procedure semplificate accessibili anche ai fruitori meno esperti di nuove tecnologie)? c) Perché, soprattutto, appoggiarsi a una società privata che, oltre a essere poco etica dal punto di vista informatico, lo è anche (in modo rilevante e spudorato) dal punto di vista fiscale verso una nazione duramente provata dalla penuria di risorse (anche a contrasto delle emergenze)? 

Se e in che misura questo schema operativo ricalchi lo schema ricorrente degli ultimi tre anni “Intanto obbedisci, poi vediamo”, e quanto, quindi, si possa ritenere il nostro #bene davvero fondante l’intera operazione, è cosa su cui è bene ciascuno rifletta attentamente.

Nel frattempo, mi auguro che a partire da questa spiacevole situazione capirete (finalmente) a cosa stiamo andando incontro a causa della pervicace ostinazione degli "attivisti" a  occuparsi di tutto meno che del rapporto tra #diritto e #informatica: è vero che lo sviluppo scientifico e tecnologico non si ferma.

Ma non è assolutamente vero che la direzione di sviluppo sia solo una: e i grandi assenti su questo fronte non sono, come sembrerebbe, i tecnici, ma i giuristi! Cioè gli unici in grado di fornire degli orientamenti (l’#etica_della_scienza)  alla #scienza.

Ignorare tutto questo ci costringerà, a breve (brevissimo!) giro, a fare scelte molto più radicali dell’isolare lo smartphone per un giorno.