Acqua e sovranità


Cosa accomuna l'acqua con la sovranità di uno stato?

Molto più di quello che si possa pensare.

In Italia la dispersione di acqua potabile è stimabile in circa il 40% in media nazionale con la maggior parte delle regioni attestate intorno al 50% con punte come in Abruzzo , dove vivo, di oltre il 60%.

Questo è il quadro dipinto dall Istat con i dati sino al 2023.

Ma come è possibile tutto ciò?

Altro che siccità e cambiamento climatico, che ormai e da tempo sono la coperta per molte questioni.

Si parla sempre di sacrifici da parte dell' utenza ma i problemi rimangono sempre gli stessi.

Prendiamo ad esempio ciò che accade in molte zone del sud Italia in cui di fatto l'acqua è erogata in maniera assolutamente incivile e soprattutto in una sperequazione non accettabile anche e soprattutto alla luce dei costi e del peso sociale dei disservizi.

Le società, per la maggior parte pubbliche/private, sono una miniera.

L'acqua è un grosso affare.

Non solo economicamente parlando, ma soprattutto politico e di potere.

Le strutture societarie sono un redditizio patrimonio politico e di produzione del consenso.

Per non parlare delle prospettive di privatizzazione totale che si stanno da tempo profilando all'orizzonte.

La scusa è sempre la stessa: le somme necessarie per adeguate le reti colabrodo.

In spregio del referendum sull'acqua, ci si prepara gradatamente alla cessione a privati non solo del servizio.

Il problema ha una genesi comune e ripetitiva con altre questioni che ci stanno riducendo a paese del terzo mondo: la sovranità monetaria e la possibilità reale di poter finanziare tali opere.

Al pari di sanità, trasporti, telecomunicazioni e tanto altro, la mano del neoliberismo sta arraffando tutte queste opportunità di fare soldi e lo stato, o meglio i politici, per ignoranza e consuetudine consolidata si far cassa privatizzando stanno dando il loro contributo per accrescere questa forte negatività.

La domanda che mi pongo è anche quella del ruolo ad esempio di chi di fatto rappresenta i cittadini nei vari organismi, i sindaci ad esempio o loro delegati, che partecipano alle assemblee e di fatto sono soci, in rappresentanza dei comuni che rappresentano pro-tempore: ma come possono essere complici di questo scempio?

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