Il mio intervento all'Assemblea Provinciale di FdI–AN del 4 nov 2017



Buon pomeriggio a tutti i presenti ed intervenuti, ai rappresentanti ed agli iscritti di questa comunità politica e culturale.

Da circa due anni ho aderito a Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale dopo varie esperienze in altre comunità politiche ( V. quanto già pubblicato 1 , 2 ). Personalmente ho sempre creduto e affermato che fare Politica significa impegnarsi in prima persona per migliorare la vita quotidiana dei cittadini e di noi stessi. Questo senza scadere nella facile ipocrisia di alcuni. Ho sempre messo e metto al primo posto non la fedeltà ad una persona o ad un simbolo, ma la fedeltà e soprattutto la coerenza del ragionamento, della proposta politica e quindi dell’azione conseguente. Senza discriminazioni o pregiudizio alcuno. E questa opportunità ho trovato in questa comunità che contrariamente a come viene descritta in alcuni ambiti non è chiusa e non è discriminante nei confronti di nessuno e di nessuna idea.
Questa comunità ha ben chiari alcuni concetti e valori imprescindibili su cui poi si articolano le proposte e le idee di natura politica. Valori e concetti su cui si fonda buona parte della nostra cultura italiana ed anche europea. Nella parola politica sono contenute tutte le nostre quotidianità appunto determinate e guidate dalle scelte politiche ai vari livelli. Ed è l’aver constatato ciò che oggi mi permette, contrariamente a quanto avevo dichiarato circa tre anni fa, ovvero di non essere politicamente adottabile, di dire che mi sento a casa. Una casa non perfetta, una casa e una famiglia con tutte le problematiche proprie della convivenza di opinioni varie e diverse. Una famiglia in cui, grazie alla saldezza di alcuni valori e principi, si riesce a trarre una sintesi valida nella quale sentirsi rappresentati anche se si ha una visione politica derivante da esperienze diverse accumulate e stratificate negli anni. Questa è e credo sarà la vera forza per il futuro di questo partito. Questo credo sia il perno su cui costruire la futura proposta che ci condurrà all’agire politico quotidiano. Oggi siamo qui per confrontarci serenamente e per iniziare a dare una direzione formulando proposte per il prosieguo del nostro cammino in relazione ai prossimi impegni non solo elettorali. Il prossimo mese di dicembre si terrà il Congresso Nazionale e credo con grande soddisfazione di tutti noi che la nostra Provincia sarà rappresentata da una nutrita e qualificata compagine. E questo grazie all’impegno ed al lavoro costante di chi sino ad oggi ha portato su di se il peso della rappresentanza. Siamo qui anche per parlare del futuro della nostra provincia avendo ben a vista il presente ed il recente passato.    

I crucci e le questioni irrisolte per la nostra Provincia e più in generale per la Regione Abruzzo sono tanti ed elencarli sarebbe un’impresa titanica ed inutile.
Il bene singolo minoritario o semplicemente la coltivazione del solo singolo e personale orticello ha impedito una razionale e costante crescita anche culturale nell’approccio alle Istituzioni da parte di troppi, al di fuori di ogni ipocrita dichiarazione di santità e presunta onestà a prescindere. Non si è e non ci si è posti nessun limite e nessuna decenza nell’amministrare la Cosa Pubblica e nell’eleggere chi poi per nostro conto, e non per noi personalmente, avrebbe poi amministrato la Cosa Pubblica. Il danno è fatto. Almeno cerchiamo di farne tesoro soprattutto non cedendo a pulsioni, anche comprensibili, che però nei fatti, ed è bastato attendere qualche tempo, hanno dimostrato che ancor più dei simboli, contano le donne e gli uomini che rappresentano quei simboli e quegli ideali e soprattutto quelle idee e che mettono poi in atto le azioni conseguenti.

In tema di sanità è innegabile che si sia reso necessaria una razionalizzazione e che andavano e vanno fatte delle scelte per arrivare ad una più ragionevole e sostenibile rete di erogazione di questo servizio. Ma questo deve avvenire senza mettere in condizione di rischio l’erogazione del servizio e quindi salute e sicurezza per la vita di noi tutti. Però non si può pensare di fare tutto ciò in maniera assolutamente ragionieristica e senza tener conto della conformazione della nostra regione. In un sol colpo si sono messe in difficoltà strutture che anche davano risultati importanti e una serie di territori svantaggiati in cui non è praticamente quasi garantito nemmeno il primo soccorso, quello ancor più importante per la vita umana. Si è creato forti disagi sia agli operatori della sanità che ai cittadini che a tale servizio si rivolgono. Di questo non se ne deve fare e non se ne fa un motivo campanilistico. Ma quello che viviamo è il crescente, continuo ed inesorabile depotenziamento ed espoliazione del Clinicizzato di Chieti. Come in altre strutture per la Provincia e della regione si sono accentrati servizi senza dare la giusta dimensione logistica e di spazi per tali accentramenti pressando in spazi già evidentemente insufficienti anche più reparti convergenti da altre unità ospedaliere del territorio e lasciando alla mercè della sola sensibilità personale la gestione anche di responsabilità importanti per la cura e la salute delle persone. Lasciando reparti ed attività già sottoutilizzati in balia delle problematiche che man mano stanno determinando nei fatti una disaffezione e una perdita di fiducia negli utenti. Una TAC, una qualunque macchina per la diagnostica, dovrebbe operare per 24 ore al giorno per ammortizzare i costi della necessaria innovazione tecnologica e per creare appunto quella specializzazione e crescita professionale nella maggiore possibilità di casi da analizzare. Per non parlare dei reparti ove avvengono le cure e gli interventi come la radioterapia, la cardiochirurgia, l’ortopedia e via dicendo. Credo che queste  siano questioni che non risolve un nuovo ospedale. Ma si risolvono investendo su personale, mezzi, tecnologia ed infrastrutture e logistica a corollario delle unità operative. Il problema elisoccorso è irrisolto ed immutato da tempo nonostante proclami e protocolli. Su Chieti, sarebbe risolvibile in pochissimo e con pochissimo, unitamente alla vergogna della mancanza dei parcheggi a servizio dell’ospedale sia per gli operatori e ancor più per le persone che quotidianamente vi si recano. Seppure problemi reali, in maniera trasversale, a pochi interessano. A dimostrazione di questo forte disagio diffuso sono convinto che ognuno dei presenti avrebbe altri esempi da portare riferibili al territorio di provenienza.  
La Regione Abruzzo e con essa la Provincia di Chieti, vive un costante e forte disagio legato alla situazione dei trasporti. Per uscire ed entrare dall'Abruzzo è difficile. Questo quantunque l'Abruzzo e la Provincia di Chieti in special modo, che è quella con il maggior volume di movimentazioni di merci, siano in una posizione di cerniera  tra Nord e Sud d'Italia e tra Est e Ovest dell'Europa e del bacino Mediterraneo con il Corridoio Adriatico degli scambi commerciali, turistici e culturali. Ancora ad oggi i porti abruzzesi non sono messi in grado di esprimere le loro potenzialità. Così come l'aeroporto. Non basta evitarne periodicamente il declassamento o peggio la chiusura con interventi tampone e qualche volta anche messi in atto in maniera maldestra. Sono anni che se ne sente parlare come il logico terzo scalo di Roma. Sono anni che le scelte su questa importante infrastruttura si limitano a scelte dettate da altre priorità. Ci si riempie la bocca di modalità logistiche  integrate ma integrate a cosa? Si sono dispersi fondi per dotare ogni singolo comune di aree artigiane/industriali inutili ed inutilizzabili soprattutto appunto per la mancanza di vera intermodalità ma evidentemente utili a questioni a noi non visibili. Cito due esempi proprio qui vicino a Brecciarola, vicino l’uscita dall’Asse Attrezzato e a Casalincontrada, lungo la Tiburtina al confine con Manoppello. Lo stato delle strade provinciali è sotto gli occhi di tutti. E questo è solo uno dei tanti effetti che cambiano in peggio la nostra quotidianità derivante da quel pressappochismo utile però alla coltivazione intensiva di orticelli ad uso privato. Potremmo aprire una parentesi sulle elezioni farsesche per le province ma credo sia meglio cercare di dare un contributo diverso a questa Assemblea. L’apoteosi dell’attualità relativa alle azioni per le opere infrastrutturali e non solo, credo che si stia raggiungendo con l’attuale masterplan evidentemente scritto con inchiostro simpatico su carta trasparente e plurifirmato a favore degli organi di stampa e niente più. A breve riprenderanno i giri di conferenze e convegni ad uso elettoralistico su questo punto. Credo non a caso vi sia stata la recente visita di membri del governo in Val di Sangro.

La cura del territorio dovrebbe essere una delle priorità per una regione definita “dei parchi”.
Dopo la dimostrazione di inefficienza nei recenti incendi è sempre più difficile pensarlo. Anche grazie alle misure governative con lo smembramento del Corpo Forestale depositario di competenze e preparazione specifica e specialistica. Anche questa misura solo ed esclusivamente ragionieristica. Le stesse coccole facili e veloci riservate alla bonifica di Bussi e allo spostamento di fondi destinati alla bonifica alla manutenzione di strade provinciali. Un gioco delle tre carte senza pudore. Alla fine ritengo che non avremo né l’una né l’altra.  Sempre in tema di bonifiche possiamo citare nelle immediate vicinanze il luogo dell’ormai famigerato rogo di Colle Marcone, e nel contempo non possiamo non pensare alla situazione complessiva dell’intera area della Val Pescara, che si estende da Pescara a Bussi, ne siamo in questo momento nel cuore. Su questa questione della Val Pescara voglio ricordare l’esistenza del “Piano Regionale per la Tutela della Qualità dell’Aria” redatto dall’Assessorato Parchi Territorio Ambiente Energia della Regione Abruzzo nel 2007 e ancora valido, in cui questa area specifica viene definita come “critica” riferita alla qualità dell’aria e con riferimento al Benzene si prevede di dover intraprendere “opportune misure sul traffico”. E ancora una volta la sinergia negativa tra infrastrutture, quindi traffico, e attività realmente messe in campo, o meglio non messe in campo oltre le sterili enunciazioni, complicano ancora una volta la nostra quotidianità. E qui si parla principalmente di effetti sulla nostra salute. Di questo e per questo ho avuto modo nei mesi precedenti la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale a Chieti di confrontarmi con l'allora assessore Mazzocca, proprio non molto lontano da qui, e oltre a parole ed intenzioni del momento, su questa questione e non solo nulla si è progredito o addirittura aggiunto. Leggendo quel piano di situazioni critiche ve ne sono a iosa. Come i fiumi, la depurazione e la gestione intera del ciclo dell’acqua. La questione ambientale si lega alla cura del territorio e all’agricoltura. Ai bandi PSR o ad altri bandi europei. Del problema dei cinghiali, vera piaga del momento sottovalutata e presa a mio avviso sottogamba, e conseguenza di errori di programmazione e soprattutto di gestione sinergica di alcune componenti faunistiche e naturalistiche, pare interessi poco.

L'Abruzzo e la Provincia di Chieti hanno da sempre esercitato un forte richiamo turistico. Il nostro territorio potrebbe ulteriormente sviluppare la propria economia valorizzando il turismo religioso, il turismo enogastronomico, il turismo estivo ed invernale il tutto in maniera integrata sviluppando il turismo in montagna, stimolando l'imprenditoria locale anche grazie alle nuove tecnologie e la commercializzazione dei prodotti e servizi di ogni genere. Ma oltre alcune enunciazioni e attività riferibili a luoghi costieri nulla accade. Prova ne è la situazione degli impianti di risalita sula Maiella. Le zone interne e montane subiscono un lento ed inesorabile processo di spopolamento e di invecchiamento della popolazione, mentre nelle aree più forti del territorio si assiste all'incremento del fenomeno di agglomerazione e concentrazione urbana e i piccolo Comuni delle aree interne sono caratterizzati da servizi sociali non adeguati ed attività economiche, quelle rimaste, scarsamente produttive e remunerative. Preservare il territorio dal dissesto idrogeologico e dall'inquinamento, sono preludio alla fruizione dello stesso in chiave turistico-ricreativa. E qui torniamo alle infrastrutture viarie.

Assistiamo a grandi proclami di impegno per il lavoro, il sociale e la disabilità, e puntualmente la realtà si dimostra diversa.

Detto questo per quanto al nostro territorio, è chiaro che a livello nazionale è nostro preciso dovere opporci a ciò che vediamo e soprattutto allo strisciante ipocrita modo di imporre una visione che è comoda a questioni e sviluppi che poco hanno dell’umanitario e si basano solo su un freddo e spietato calcolo di natura economica. È chiaro l’intento di fiaccare l’animo degli italiani e non solo. E a questo dobbiamo democraticamente opporci. È stata scatenata una amorale guerra tra poveri spingendo con ogni mezzo e portando  in Europa per il mezzo delle nostre coste una grossa parte delle popolazioni che potrebbero essere produttive in Africa. Determinando nel contempo un pericoloso effetto sociale in Europa ed un impoverimento di forze in molti paesi africani. Questo dopo decenni e fiumi di denaro pubblico inviato in quel continente al dichiarato scopo di sostenerne lo sviluppo per garantirne pace e prosperità. Chiacchiere alla prova dei fatti. E con lo “ius soli” chissà quali altre vie si ricercano per ulteriormente aggravare questo stato dei fatti. È ben chiaro che noi non siamo contro immigrazione e la mobilità dei popoli regolamentata, ma siamo contro questa immigrazione di persone spinte a forza dell’inganno per motivi economici. Il lavoro, il valore dei nostri mari e delle coste, il valore e la produttività e la qualità di molti nostri prodotti sono messe a dura prova dal sistema di regole e regolette europeo che da un lato ci misura le zucchine e le vongole, e dall’altro per il mezzo di accordi come il CETA permetterebbe a prodotti di chissà quale natura di entrare indisturbati e produrre effetti peggiori sia a livello economico e sia, ancor peggio, a livello di qualità della nostra vita. Sicurezza interna e ai confini. Lavoro. Giustizia e certezza della pena. La volontà di asservire i popoli ad un potere finanziario che vuole cancellare confini non per unire i popoli e le persone, ma per avere le mani libere sopraffacendo gli stati Sovrani.
Per queste e tante altre motivazioni dobbiamo essere uniti e soprattutto dobbiamo guardare con fiducia a giornate come questa.
In conclusione mi auguro che alle prossime elezioni politiche, vista la legge elettorale proporzionale, si cerchi e si trovi il coraggio di andare da soli e vedere in effetti quale è la forza reale nel Paese di Fratelli d’Italia – AN. Piuttosto che fare da traino ad alleanze ripudiabili in ogni e qualsiasi momento rendiamoci più forti perché sono convinto che andando da soli alla conta, perché questo è quello che accadrà, avremo più possibilità di accrescere il consenso.

Quello vero. Questo è il mio personale messaggio che affido ai nostri delegati. Voglio un’ Italia sovrana, sicura, operosa, rispettosa e rispettata delle proprie ed altrui tradizioni e culture, aperta al dialogo ed alla collaborazione con chiunque sia mosso da buona volontà. Un Italia integrata in una Europa dei popoli e non in una Europa soggiogata ed assoggettata all’ipocrisia falsa e demagogica di autodefinitisi democratici asservita al potere finanziario.