Buon pomeriggio a
tutti i presenti ed intervenuti, ai rappresentanti ed agli iscritti di questa
comunità politica e culturale.
Da circa due anni ho aderito a
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale dopo varie esperienze in altre comunità
politiche ( V. quanto già pubblicato 1 , 2 ). Personalmente ho sempre creduto e affermato che fare Politica significa
impegnarsi in prima persona per migliorare la vita quotidiana dei cittadini e
di noi stessi. Questo senza scadere nella facile ipocrisia di alcuni. Ho sempre
messo e metto al primo posto non la fedeltà ad una persona o ad un simbolo, ma
la fedeltà e soprattutto la coerenza del ragionamento, della proposta politica
e quindi dell’azione conseguente. Senza discriminazioni o pregiudizio alcuno. E
questa opportunità ho trovato in questa comunità che contrariamente a come
viene descritta in alcuni ambiti non è chiusa e non è discriminante nei
confronti di nessuno e di nessuna idea.
Questa comunità ha ben chiari alcuni concetti e valori imprescindibili su cui poi si articolano le proposte e le idee di natura politica. Valori e concetti su cui si fonda buona parte della nostra cultura italiana ed anche europea. Nella parola politica sono contenute tutte le nostre quotidianità appunto determinate e guidate dalle scelte politiche ai vari livelli. Ed è l’aver constatato ciò che oggi mi permette, contrariamente a quanto avevo dichiarato circa tre anni fa, ovvero di non essere politicamente adottabile, di dire che mi sento a casa. Una casa non perfetta, una casa e una famiglia con tutte le problematiche proprie della convivenza di opinioni varie e diverse. Una famiglia in cui, grazie alla saldezza di alcuni valori e principi, si riesce a trarre una sintesi valida nella quale sentirsi rappresentati anche se si ha una visione politica derivante da esperienze diverse accumulate e stratificate negli anni. Questa è e credo sarà la vera forza per il futuro di questo partito. Questo credo sia il perno su cui costruire la futura proposta che ci condurrà all’agire politico quotidiano. Oggi siamo qui per confrontarci serenamente e per iniziare a dare una direzione formulando proposte per il prosieguo del nostro cammino in relazione ai prossimi impegni non solo elettorali. Il prossimo mese di dicembre si terrà il Congresso Nazionale e credo con grande soddisfazione di tutti noi che la nostra Provincia sarà rappresentata da una nutrita e qualificata compagine. E questo grazie all’impegno ed al lavoro costante di chi sino ad oggi ha portato su di se il peso della rappresentanza. Siamo qui anche per parlare del futuro della nostra provincia avendo ben a vista il presente ed il recente passato.
Questa comunità ha ben chiari alcuni concetti e valori imprescindibili su cui poi si articolano le proposte e le idee di natura politica. Valori e concetti su cui si fonda buona parte della nostra cultura italiana ed anche europea. Nella parola politica sono contenute tutte le nostre quotidianità appunto determinate e guidate dalle scelte politiche ai vari livelli. Ed è l’aver constatato ciò che oggi mi permette, contrariamente a quanto avevo dichiarato circa tre anni fa, ovvero di non essere politicamente adottabile, di dire che mi sento a casa. Una casa non perfetta, una casa e una famiglia con tutte le problematiche proprie della convivenza di opinioni varie e diverse. Una famiglia in cui, grazie alla saldezza di alcuni valori e principi, si riesce a trarre una sintesi valida nella quale sentirsi rappresentati anche se si ha una visione politica derivante da esperienze diverse accumulate e stratificate negli anni. Questa è e credo sarà la vera forza per il futuro di questo partito. Questo credo sia il perno su cui costruire la futura proposta che ci condurrà all’agire politico quotidiano. Oggi siamo qui per confrontarci serenamente e per iniziare a dare una direzione formulando proposte per il prosieguo del nostro cammino in relazione ai prossimi impegni non solo elettorali. Il prossimo mese di dicembre si terrà il Congresso Nazionale e credo con grande soddisfazione di tutti noi che la nostra Provincia sarà rappresentata da una nutrita e qualificata compagine. E questo grazie all’impegno ed al lavoro costante di chi sino ad oggi ha portato su di se il peso della rappresentanza. Siamo qui anche per parlare del futuro della nostra provincia avendo ben a vista il presente ed il recente passato.
I crucci e le
questioni irrisolte per la nostra Provincia e più in generale per la Regione
Abruzzo sono tanti ed elencarli sarebbe un’impresa titanica ed inutile.
Il bene singolo
minoritario o semplicemente la coltivazione del solo singolo e personale
orticello ha impedito una razionale e costante crescita anche culturale
nell’approccio alle Istituzioni da parte di troppi, al di fuori di ogni
ipocrita dichiarazione di santità e presunta onestà a prescindere. Non si è e
non ci si è posti nessun limite e nessuna decenza nell’amministrare la Cosa
Pubblica e nell’eleggere chi poi per nostro conto, e non per noi personalmente,
avrebbe poi amministrato la Cosa Pubblica. Il danno è fatto. Almeno cerchiamo
di farne tesoro soprattutto non cedendo a pulsioni, anche comprensibili, che però
nei fatti, ed è bastato attendere qualche tempo, hanno dimostrato che ancor più
dei simboli, contano le donne e gli uomini che rappresentano quei simboli e
quegli ideali e soprattutto quelle idee e che mettono poi in atto le azioni
conseguenti.
In tema di sanità è
innegabile che si sia reso necessaria una razionalizzazione e che andavano e
vanno fatte delle scelte per arrivare ad una più ragionevole e sostenibile rete
di erogazione di questo servizio. Ma questo deve avvenire senza mettere in
condizione di rischio l’erogazione del servizio e quindi salute e sicurezza per
la vita di noi tutti. Però non si può pensare di fare tutto ciò in maniera
assolutamente ragionieristica e senza tener conto della conformazione della
nostra regione. In un sol colpo si sono messe in difficoltà strutture che anche
davano risultati importanti e una serie di territori svantaggiati in cui non è
praticamente quasi garantito nemmeno il primo soccorso, quello ancor più
importante per la vita umana. Si è creato forti disagi sia agli operatori della
sanità che ai cittadini che a tale servizio si rivolgono. Di questo non se ne
deve fare e non se ne fa un motivo campanilistico. Ma quello che viviamo è il
crescente, continuo ed inesorabile depotenziamento ed espoliazione del
Clinicizzato di Chieti. Come in altre strutture per la Provincia e della
regione si sono accentrati servizi senza dare la giusta dimensione logistica e
di spazi per tali accentramenti pressando in spazi già evidentemente
insufficienti anche più reparti convergenti da altre unità ospedaliere del territorio
e lasciando alla mercè della sola sensibilità personale la gestione anche di
responsabilità importanti per la cura e la salute delle persone. Lasciando
reparti ed attività già sottoutilizzati in balia delle problematiche che man
mano stanno determinando nei fatti una disaffezione e una perdita di fiducia
negli utenti. Una TAC, una qualunque macchina per la diagnostica, dovrebbe
operare per 24 ore al giorno per ammortizzare i costi della necessaria
innovazione tecnologica e per creare appunto quella specializzazione e crescita
professionale nella maggiore possibilità di casi da analizzare. Per non parlare
dei reparti ove avvengono le cure e gli interventi come la radioterapia, la
cardiochirurgia, l’ortopedia e via dicendo. Credo che queste siano questioni che non risolve un nuovo
ospedale. Ma si risolvono investendo su personale, mezzi, tecnologia ed
infrastrutture e logistica a corollario delle unità operative. Il problema elisoccorso
è irrisolto ed immutato da tempo nonostante proclami e protocolli. Su Chieti,
sarebbe risolvibile in pochissimo e con pochissimo, unitamente alla vergogna
della mancanza dei parcheggi a servizio dell’ospedale sia per gli operatori e
ancor più per le persone che quotidianamente vi si recano. Seppure problemi
reali, in maniera trasversale, a pochi interessano. A dimostrazione di questo
forte disagio diffuso sono convinto che ognuno dei presenti avrebbe altri
esempi da portare riferibili al territorio di provenienza.
( V. quanto già pubblicato: lettera a "ILCENTRO" , "IL CENTRO" 07/03/2017 , "IL CENTRO" 10/02/2016 , "IL CENTRO" 28/01/2016 )
La
Regione Abruzzo e con essa la Provincia di Chieti, vive un costante e forte
disagio legato alla situazione dei trasporti. Per uscire ed entrare dall'Abruzzo
è difficile. Questo quantunque l'Abruzzo e la Provincia di Chieti in special
modo, che è quella con il maggior volume di movimentazioni di merci, siano in
una posizione di cerniera tra Nord e Sud
d'Italia e tra Est e Ovest dell'Europa e del bacino Mediterraneo con il Corridoio
Adriatico degli scambi commerciali, turistici e culturali. Ancora ad oggi i
porti abruzzesi non sono messi in grado di esprimere le loro potenzialità. Così
come l'aeroporto. Non
basta evitarne periodicamente il declassamento o peggio la chiusura con
interventi tampone e qualche volta anche messi in atto in maniera maldestra. Sono anni che se ne sente parlare come il logico
terzo scalo di Roma. Sono anni che le scelte su questa importante
infrastruttura si limitano a scelte dettate da altre priorità. Ci si riempie la
bocca di modalità logistiche integrate
ma integrate a cosa? Si sono dispersi fondi per dotare ogni singolo comune di
aree artigiane/industriali inutili ed inutilizzabili soprattutto appunto per la
mancanza di vera intermodalità ma evidentemente utili a questioni a noi non
visibili. Cito due esempi proprio qui vicino a Brecciarola, vicino l’uscita
dall’Asse Attrezzato e a Casalincontrada, lungo la Tiburtina al confine con
Manoppello. Lo stato delle strade provinciali è sotto gli occhi di tutti. E
questo è solo uno dei tanti effetti che cambiano in peggio la nostra
quotidianità derivante da quel pressappochismo utile però alla coltivazione
intensiva di orticelli ad uso privato. Potremmo aprire una parentesi sulle elezioni farsesche per le province ma credo sia meglio cercare di dare un
contributo diverso a questa Assemblea. L’apoteosi dell’attualità relativa alle
azioni per le opere infrastrutturali e non solo, credo che si stia raggiungendo
con l’attuale masterplan
evidentemente scritto con inchiostro simpatico su carta trasparente e
plurifirmato a favore degli organi di stampa e niente più. A breve
riprenderanno i giri di conferenze e convegni ad uso elettoralistico su questo
punto. Credo non a caso vi sia stata la recente visita di membri del governo in
Val di Sangro.
La cura del
territorio dovrebbe essere una delle priorità per una regione definita “dei
parchi”.
Dopo la
dimostrazione di inefficienza nei recenti incendi è sempre più difficile
pensarlo. Anche grazie alle misure governative con lo smembramento del Corpo
Forestale depositario di competenze e preparazione specifica e specialistica.
Anche questa misura solo ed esclusivamente ragionieristica. Le stesse coccole
facili e veloci riservate alla bonifica di Bussi e allo spostamento di fondi
destinati alla bonifica alla manutenzione di strade provinciali. Un gioco delle tre carte senza pudore. Alla fine ritengo che non avremo né l’una né l’altra. Sempre in tema di bonifiche possiamo citare
nelle immediate vicinanze il luogo dell’ormai famigerato rogo di Colle Marcone,
e nel contempo non possiamo non pensare alla situazione complessiva dell’intera
area della Val Pescara, che si estende da Pescara a Bussi, ne siamo in questo
momento nel cuore. Su questa questione della Val Pescara voglio ricordare
l’esistenza del “Piano Regionale per la Tutela della Qualità dell’Aria” redatto
dall’Assessorato Parchi Territorio Ambiente Energia della Regione Abruzzo nel
2007 e ancora valido, in cui questa area specifica viene definita come
“critica” riferita alla qualità dell’aria e con riferimento al Benzene si
prevede di dover intraprendere “opportune misure sul traffico”. E ancora una
volta la sinergia negativa tra infrastrutture, quindi traffico, e attività
realmente messe in campo, o meglio non messe in campo oltre le sterili
enunciazioni, complicano ancora una volta la nostra quotidianità. E qui si parla
principalmente di effetti sulla nostra salute. Di questo e per questo ho avuto
modo nei mesi precedenti la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio
comunale a Chieti di confrontarmi con l'allora assessore Mazzocca, proprio non
molto lontano da qui, e oltre a parole ed intenzioni del momento, su questa
questione e non solo nulla si è progredito o addirittura aggiunto. Leggendo
quel piano di situazioni critiche ve ne sono a iosa. Come i fiumi, la
depurazione e la gestione intera del ciclo dell’acqua. La questione ambientale
si lega alla cura del territorio e all’agricoltura. Ai bandi PSR o ad altri
bandi europei. Del problema dei cinghiali, vera piaga del momento sottovalutata
e presa a mio avviso sottogamba, e conseguenza di errori di programmazione e
soprattutto di gestione sinergica di alcune componenti faunistiche e
naturalistiche, pare interessi poco.
L'Abruzzo e la Provincia di
Chieti hanno da sempre esercitato un forte richiamo turistico. Il nostro
territorio potrebbe
ulteriormente sviluppare la propria economia valorizzando il turismo religioso,
il turismo enogastronomico, il turismo estivo ed invernale il tutto in maniera
integrata sviluppando il turismo in montagna, stimolando l'imprenditoria locale
anche grazie alle nuove tecnologie e la commercializzazione dei prodotti e
servizi di ogni genere. Ma oltre alcune enunciazioni e attività riferibili a
luoghi costieri nulla accade. Prova ne è la situazione degli impianti di
risalita sula Maiella. Le zone interne e montane subiscono un lento ed
inesorabile processo di spopolamento e di invecchiamento della popolazione,
mentre nelle aree più forti del territorio si assiste all'incremento del
fenomeno di agglomerazione e concentrazione urbana e i piccolo Comuni delle
aree interne sono caratterizzati da servizi sociali non adeguati ed attività
economiche, quelle rimaste, scarsamente produttive e remunerative. Preservare
il territorio dal dissesto idrogeologico e dall'inquinamento, sono preludio
alla fruizione dello stesso in chiave turistico-ricreativa. E qui torniamo alle
infrastrutture viarie.
Assistiamo a grandi proclami di
impegno per il lavoro, il sociale e la disabilità, e puntualmente la realtà si
dimostra diversa.
Detto questo per quanto al nostro territorio, è chiaro che a livello
nazionale è nostro preciso dovere opporci a ciò che vediamo e soprattutto allo
strisciante ipocrita modo di imporre una visione che è comoda a questioni e
sviluppi che poco hanno dell’umanitario e si basano solo su un freddo e
spietato calcolo di natura economica. È chiaro l’intento di fiaccare l’animo
degli italiani e non solo. E a questo dobbiamo democraticamente opporci. È
stata scatenata una amorale guerra tra poveri spingendo con ogni mezzo e
portando in Europa per il mezzo delle
nostre coste una grossa parte delle popolazioni che potrebbero essere
produttive in Africa. Determinando nel contempo un pericoloso effetto sociale
in Europa ed un impoverimento di forze in molti paesi africani. Questo dopo
decenni e fiumi di denaro pubblico inviato in quel continente al dichiarato
scopo di sostenerne lo sviluppo per garantirne pace e prosperità. Chiacchiere
alla prova dei fatti. E con lo “ius soli” chissà quali altre vie si ricercano
per ulteriormente aggravare questo stato dei fatti. È ben chiaro che noi non
siamo contro immigrazione e la mobilità dei popoli regolamentata, ma siamo
contro questa immigrazione di persone spinte a forza dell’inganno per motivi
economici. Il lavoro, il valore dei nostri mari e delle coste, il valore e la
produttività e la qualità di molti nostri prodotti sono messe a dura prova dal
sistema di regole e regolette europeo che da un lato ci misura le zucchine e le
vongole, e dall’altro per il mezzo di accordi come il CETA permetterebbe a
prodotti di chissà quale natura di entrare indisturbati e produrre effetti
peggiori sia a livello economico e sia, ancor peggio, a livello di qualità
della nostra vita. Sicurezza interna e ai confini. Lavoro. Giustizia e certezza
della pena. La volontà di asservire i popoli ad un potere finanziario che vuole
cancellare confini non per unire i popoli e le persone, ma per avere le mani
libere sopraffacendo gli stati Sovrani.
Per queste e tante altre motivazioni dobbiamo essere uniti e soprattutto
dobbiamo guardare con fiducia a giornate come questa.
In conclusione mi auguro che alle prossime elezioni politiche, vista la
legge elettorale proporzionale, si cerchi e si trovi il coraggio di andare da
soli e vedere in effetti quale è la forza reale nel Paese di Fratelli d’Italia
– AN. Piuttosto che fare da traino ad alleanze ripudiabili in ogni e qualsiasi
momento rendiamoci più forti perché sono convinto che andando da soli alla
conta, perché questo è quello che accadrà, avremo più possibilità di accrescere
il consenso.
Quello vero. Questo è il mio personale messaggio che affido ai nostri
delegati. Voglio un’ Italia sovrana, sicura, operosa, rispettosa e rispettata
delle proprie ed altrui tradizioni e culture, aperta al dialogo ed alla collaborazione
con chiunque sia mosso da buona volontà. Un Italia integrata in una Europa dei
popoli e non in una Europa soggiogata ed assoggettata all’ipocrisia falsa e
demagogica di autodefinitisi democratici asservita al potere finanziario.