Il seme


Tra le miriadi di informazioni che volteggiano sulla nostra testa e si infilano nelle nostre orecchie con il chiaro intento di infilarsi fin nel profondo della coscienza critica di ognuno di noi, alcuni giorni fa ne ho sentita una che mi è rimasta in mente e continua a girare girare girare. 

Pare che la fascia di maggior resistenza alle limitazione e percorsi impostici sia quella tra i 50 e i 60 anni.

Ovvero quella di cui faccio parte. 

Non sono in grado di esserne certo, anche perché gli informatori certificati e garantiti, ne sparano di grosse ogni giorno, senza che apparentemente nessuno si scomponga.

Però mi fa riflettere questo dato, presunto e non so da cosa sia desunto. 

Per intanto è innegabile la piena sottomissione e la apatica accondiscendenza di molti e soprattutto tanti giovani che sarebbero, almeno in un tempo non molto lontano, sinonimo di ribelli.

Eppure accettano di tutto. 

Le limitazione alle proprie possibilità lavorative ne sono un esempio forte. 

Stanno sempre più adeguandosi alla imposta vita dell'accontentarsi e di ringraziare per quel minimo che viene loro "elargito". 

Quasi senza più nutrire speranze per il proprio futuro e soprattutto nella maggior parte dei casi spenti e raffreddati, se non devitalizzati e resi inermi e non reattivi alle sollecitazioni, anche forti.

Ho sempre pensato, e continuo a volerlo pensare, che chiunque venga dopo di noi, specialmente in proiezione della vita, sia in ogni caso migliore di noi che lo abbiamo preceduto. 

Noi che abbiamo preceduto sbagliamo quando diciamo "ai miei tempi". Infatti non sono più i "tuoi" tempi. 

Ma li vivi anche tu questi tempi. 

E lo sforzo da farsi, specialmente se si è genitori, è quello di essere presenti, anche errando, ma lasciando i giusti spazi ed essendo pronti alla spinta necessaria al momento dello spiccare il volo da parte dei giovani.

Eppure, questa voglia di spiccare il volo in molti non la vedo. Non vedo negli occhi di molti, troppi, quella luce di sfida che dovrebbe caratterizzare le generazioni più giovani. 

Forse sto invecchiando. Probabilmente. 

Però, come appartenere a quella fascia che il pensiero unico pare abbia deciso di individuare come "renitente all'omologazione" travestita da modernità, ritengo sia mio preciso dovere piantare il seme della ribellione negli occhi e nella mente di molti, troppi, giovani che si sono prostrati agli eventi. Anche avendo i mezzi per avere un ragionamento ed in approccio critico.

Prima o poi, in futuro, capiranno cosa stanno accettando oggi. Memori di ciò che alcuni vecchietti, come il sottoscritto, hanno pensato e detto, mentre loro li deridevano.

E in quel momento si riaccenderà la fiamma, quella fiamma, che oggi non si intravede nello sguardo di molti, troppi, di loro.