Osservo da tempo ciò che accade.
Sono fermamente convinto, e non per partito preso, ma dopo riflessione, che l'Italia, e non solo, sarebbe dovuta uscire dall'unione Europea. Da tempo.
Dico sarebbe dovuta perché le vicende attuali ed in continua evoluzione ed accelerazione al momento, non pare contemplino questa possibilità.
Tutte le azioni che si stanno facendo mettono sempre più in una posizione delicata e difficile l'Italia nei confronti proprio della gabbia europea e sempre le azioni intraprese contribuiscono e concorrono a rendere sempre più difficoltoso l'apertura della porta di uscita.
Mai gettate la spugna però. L'idea c'è e rimarrà, Ancor più adesso alla luce dei fatti.
Perché ritengo che si debba uscire da questa gabbia?
Perché ritengo che sia stata architettata una grande illusione a discapito di molte nazioni. Noi compresi
Le promesse ed i presupposti su cui si fonda questa illusione, sono state tutte disattese. Dalla prima all'ultima.
Dal punto di vista occupazionale. Dal punto di vista salariale. Dal punto vista fiscale. Finanche dei diritti, quelli veri. E chi più ne ha più ne metta.
Si è creata una vasta area assoggetta all'euro come moneta ed alle norme europee che spesso hanno contribuito alla creazione di disuguaglianze e soprattutto discriminazioni.
Tutto questo nell'ipocrita prospettiva che ci avrebbe dovuto portare ad essere unico popolo.
Ditelo ai greci.
Si sono create aree che dall'interno dell'Unione stessa hanno drenato nei fatti risorse di ogni tipo dagli altri stati aderenti. Addirittura ci si è trovato di fronte a dover essere trattati da pezze da piede da coloro che poi, scava scava, hanno adottato misure ancor più contrarie agli accordi ed in alcuni casi alle pretese di una commissione europea che di fatto è una sorta di CDA che riferisce non al Parlamento europeo ma a gruppi di interesse.
L'evidente baricentro tedesco dal punto di vista commerciale e quindi economico è macroscopica.
Anche a chi come me non ha particolari competenze ma ha occhi per vedere ed orecchie per ascoltare e quindi farsi un'idea.
Non certamente l'idea piagnona che tanto piace a crucchi ed ai loro sodali, anche italiani.
Quello che accade in questi tristi giorno mi avvalora queste idee.
Si dirà: ma la Germania e l'Unione europea cosa c'entrano?
Beh, se avessero lo stesso approccio come quello nei confronti dell'Ungheria e della Polonia, minacciate di fatto perché hanno fatto prevalere le proprie costituzioni in riferimento a leggi nazionali, alla luce di ciò a cui stiamo assistendo e subendo, si sarebbe dovuto sentire qualcosa in merito. Anche più di qualcosa. Non abbiamo ricevuto nemmeno l'attenzione data alla misura delle zucchine e delle vongole.
Eppure il silenzio assoluto.
Quindi mi chiedo come sia stato possibile che a Trieste sia avvenuto ciò che è avvenuto su un'area ad uso internazionale e quindi sottoposta a regolamenti ed accordi ad hoc.
Alla luce dei fatti non si può non ritenere che vi sia stato il placet di altri governi interessati.
Poi si comprende perché. Il petrolio che arriva in Germania e non solo passa da lì. Li viene scaricato dalle autocisterne per poi essere immesso in un oleodotto che lo condurrà in Germania. Per una percentuale cospicua.
Allora torna in mente quello che successe in Europa più di 75 anni fa.
In Germania le grandi industrie unitamente al grande capitale per mantenere il controllo del mercato si asservirono ad un regime che poi provò, e per un periodo riuscì, ad instaurare un'egemonia su tutto il continente.
Arrivando poi a sfociare in quello che la storia e tutti gli uomini hanno condannato e condannano.
Alcuni si scandalizzano per i parallelismi.
Li invito a riflettere sulle dinamiche che portarono a quei fatti dolorosi che si svolsero nell'arco di anni. Anni in cui si partì da norme e pretese che servivano per blandire la maggior parte del popolo tedesco per poi portarlo a quello che conosciamo.
Con l'obiettivo di rendere l'Europa una sola nazione assoggettata alla Germania.
Oggi, e non solo oggi, i tempi sono cambiati e le modalità di esecuzione di determinate idee sono molto più raffinate.
Oggi la tecnologia permette di essere incisivi ben oltre ogni possibile idea.
Oggi, come allora, l'assoluta predominanza tedesca è indiscutibile.
Oggi non necessita invadere in territorio con forze o con mezzi militari. Specialmente dopo che lo si è di fatto desertificato e reso terra di conquista possibile a discapito di lavoratori ed aziende.
Oggi per il mezzo della predominanza, facilitata dagli eventi “sanitari”, delle multinazionali di fatto si è determinata l'impossibilità per molte forme di lavoro di essere esplicate.
Con l'adozione di norme discriminanti specialmente in tema di diritto del lavoro, si sta di fatto dando un colpo definitivo alla possibilità lavorativa di molti italiani.
Mettendo in grave forse il futuro di milioni di persone.
E l'Unione Europea e la Germania, madrina d'Europa, stanno zitte a guardare.
A mio avviso sono spettatrici attente e trepidanti che il loro miglior prodotto, il Draghi nazionale, concluda l'opera iniziata e consegni l'Italia, come espressione geografica, svuotata della sua anima, a chi la sacrificherà in maniera definitiva nelle mani del neoliberismo che avanza noncurante del dolore che genera.
La Germania, mandataria dell'incubo liberista, sottobraccio alla Cina, sta per fare un ulteriore passo avanti nel suo sogno.
Non mi stupire vedere arrivare, con qualche stratagemma, orde di operai cinesi a Trieste.
Ma i conti si fanno alla fine.