Che ti ridi

L'uso ripetuto da parte di alcuni di questa immagine sotto una serie di post che hanno un contenuto serio e riflessivo e soprattutto se si riflette anche drammatico per la nostra vita quotidiana, rappresenta il livello di sminuimento delle questioni raggiunto, anche inconsapevolmente, da parte di molti in riferimento a varie questioni.

Credo sia la dimostrazione dell'effetto collaterale dovuto all'uso dei social in maniera compulsiva e non riflessiva.

Quasi come se ciò che viene scritto su un social sia sempre alla stregua di una sorta di battuta goliardica.

Questo però contrasta con la affermata "pesantezza" dei social nello svolgimento della vita e soprattutto nel rapporto con l'opinione pubblica e tra le opinioni che in essa risiedono in contrapposizione o in appoggio al dettato del mainstream e della classe dirigente tutta e delle proprie azioni.

Da un lato si sfrutta questo strumento per rincoglionire le persone, dall'altro per rieducarle sempre però sottolineando la validità dello strumento solo ad uso e consumo utilitaristico e quindi delle pronti a denigrarlo quando non è favorevole.

Non si può non notare la stessa espressione, quella della “faccina”, nelle foto dei saluti sguaiati tra i “potenti”.

Poi ci sono i coglioni. Ma questi ridono sempre.

Coglioni euroinomani arcobalenati asintomatici.