IT-ALERT altro passo verso la cinesizzazione

In queste ultime settimane sui social, ma non nel mainstream se non per qualche spot divulgativo della sola funzione del sistema, si parla e si scrive di IT-ALERT [1], la nuova" APP che il governo italiano ha installato senza che lo sapessimo sui nostri cellulari sempre per la nostra "sicurezza".
 
In molti si stanno dannando per ripulire il proprio cellulare da questa APP. Ma non credo sia possibile farlo visto il metodo adottato e il presumibile uso di idonee tecnologie ad uso di tale scopo.

In merito a ciò ho letto tanto e compreso poco, salvo quanto ben descritto in un'ottima sintesi tra nozioni tecnologiche e riflessioni giuridiche che fanno porre vari quesiti che chissà se saranno mai soddisfatti.

Mi riferisco al documento anonimo che gira sul web/social in merito a questa questione [2], documento in cui appunto si danno una serie di semplici ma importanti informazioni che credo sfuggano ai più, come per me del resto.

La situazione che si è venuta a creare, sia tecnicamente che di fatto, ci ha posto di fronte ad una forte invasione della nostra sfera privata da parte dello stato senza consenso esplicito e senza informazione se non postuma e credo anche deficitaria da tutti i punti di vista.

Ancora una volta siamo messi di fronte ad un fatto compiuto per il nostro "bene" e per la nostra "sicurezza".

Ancora una volta si affonda il cuneo, non quello fiscale, nelle crepe già profonde e larghe della società italiana che si continua a dividersi su questi argomenti giocando con la reale comprensione degli eventi da parte dei più e il concaternarsi di essi in una direzione molto preoccupante.

In questa azione si riscontra ancora una volta la collaborazione delle grandi aziende tecnologiche. Quelle che poi versano pochi spicci di tasse agli stati.

Ancora una volta dei privati accederanno ai nostri dati grazie all'incarico silente ricevuto dal governo.

Di fatto ci hanno imposto un tracciamento profondo relativamente ai nostri spostamenti.

Di fatto ci troviamo nuovamente di fronte ad una imposizione senza possibilità di replica.

Di fatto assistiamo al silenzio assordante dei "custodi" della legalità e del diritto che da tempo hanno abdicato a questo ruolo.

Tornando all'aspetto sociale della questione, non si può non rimarcare quanto più volte asserito: il controllo delle nostre vite avanza ogni giorno sempre più, anzi, forse siamo già oltre l'immaginabile.

La tecnologia di fatto è nelle mani di pochi privati, e come tecnologia intendo il vero controllo di essa, che senza scrupoli fanno accordi con i governi, e non si sa su quali basi, senza rispettare le vite dei cittadini.

Ma sempre per il nostro bene e la nostra sicurezza.
 
Questo controllo di fatto con IT-ALERT in mano a chi sta nella realtà? Perchè? 
 
Con i vari progetti di riconoscimento facciale, identità digitale, sanitari, intelligenza artificiale, limitazioni degli spostamenti e della possibilità lavorativa, come si potrà pensare di essere ancora liberi se non in un contesto malato di una vita inserita in un contenitore di di cristallo? Naturalmente solo per noi però. Una vita perennemente sotto l'occhio vigile di un qualche algoritmo che analizzerà ogni nostra azione per "educarci" al rispetto di "regole", ma quali regole? Regole su quali basi? 

Abbiamo già visto stracciare leggi e articoli della Costituzione in nome di un imprecisato "bene comune" che hanno già dimostrato la debolezza degli stati di fronte a privati che di fatto grazie agli organi sovranazionali stanno imponendo la loro linea per un livellamento sociale inteso come una demolizione di ogni diversità culturale in  nome di un non ben specificato loro senso di protezione verso l'umanità vista alla stregua di una proprietà che starebbe rovinando il mondo che sempre loro non fanno mistero di ritenere come una loro proprietà esclusiva.
 
Eppure in molti non ci pensano proprio a porsi domande in tal senso. Continuano imperterriti a prenderci per matti. Anche dopo la rivelazione di segreti e la venuta a galla di questioni che in pochi hanno ritenuto degne di almeno un moto di indignazione.

Molti ormai hanno già ben assimilato questa modalità di vita basata su concessioni di libertà condizionate all'accettazione di chissà quali parametri che esulano da ogni reale possibilità di società basata sul diritto.
 
Tutto questo perchè credono di salvaguardare la propria area di conforto ritenendo che quanto già accade in altre parti del mondo non sia possibile qui da noi. 

Forse, e mi auguro, non sarà necessario replicare la violenza propria di certe "democrazie", ma l'epilogo a cui stanno lavorando appare sempre più quello di una "dittatura soft", ma solo per il fatto che non ci sarà bisogno di manganellare o peggio, ci penserà un anonimo e freddo algoritmo e gli altri assisteranno scrollando le spalle e additando il malcapitato reo forse solo di non pensarla come la debbono pensare tutti. 

Siamo sempre più costretti ad essere legati ad uno strumento, il cellulare, che molti ritengono uno strumento di emancipazione, ma che alla luce dei fatti, sta rubando l'anima a troppi.