La politica governa la nostra vita.
Questo ad ogni livello e per ogni cosa che riguarda la nostra vita e quella della comunità in cui viviamo. Anche la più semplice attività che ci viene in mente è regolata dalla politica. Nessuna esclusa.
Eppure in molti ritengono la politica un male.
Costoro sbagliano e sbagliano grosso.
Il tanto citato aforisma di Ralph Nader, "Se non ti occupi di politica, sarà la politica ad occuparsi di te.", è sacrosanto.
A nulla vale girarsi schifati. Anche se è sempre più complicato dare un contributo serio e fattivo anche solo come semplice elettore.
Perché questo?
Perché la politica man mano e sempre di più, e quando si parla di politica si parla di chi la esercita sia in maniera democratica che non, ma che incide sulla vite delle persone, ha mostrato l'acuirsi del suo peccato originale: la dipendenza non suo dal consenso ma da come carpirlo.
Mi spiego meglio.
Il problema per chi fa politica e ancora di più quanto più in alto si sale, non è esserci, ma poter avere l'opportunità di esserci e quindi riscontrare il placet di chi decide che ci possa essere. E questo a scalare, dall'apice alla base
E siccome il mezzo più diffuso parrebbe quello dell'avere consenso da parte degli elettori, che non decidono chi si candida, ma al limite contribuiscono ad eleggerlo, qui si crea il fraintendimento consapevole ma ignorato e troppo spesso sottovalutato.
Chi mi permette di essere eletto e nel caso sia io eletto, grazie al voto popolare, ha riposto in me proprie aspettative. Sono queste aspettative che io dovrò impegnarmi a soddisfare sovrapponibile e coincidenti con quelle di chi invece dovrà eleggermi grazie la suo consenso?
Esempio pratico e più recente: Meloni e gita a Washington prima delle elezioni del 2022.
Oppure la rispondenza ai dettami e alle aspettative della UE.
Ormai è evidente il cortocircuito.
Sono ad un certo punto era più semplice mistificarlo e mascherarlo. Con lo stingersi della discrezionalità nei confronti del popolo e delle sue aspettative possibili da parte dei politici di alto rango in rispetto alle aspettative della finanza, Washington e UE, il re è nudo. Anche se non per tutti.
E qui si manifesta lo sbocco a delta della politica nel mare della complessa macchina sociale e non solo che è la vita e lo scorrere di essa con tutti gli annessi e connessi legati a tutto ciò che la compone.
Comprese le aspettative di un popolo che sono sempre più divaricate da quelle della finanza ovvero chi in effetti comanda e permette almpolirico di esserci e soprattutto soprattutto di rimanerci.
Ma se per esserci il politico, dopo aver avuto il placet della finanza, deve riscontrare il gradimento del popolo, come unire le due cose sempre meno coincidenti e anzi antitetiche?
E qui scatta il propinare tesi e teoria politiche e non solo legate ad un presupposto schieramento che dovrebbe corrispondere ad una differente visione sociale e quindi anche economica e così via.
Poi se ti allontani un po' e osservi da un po' più in alto cosa vedi?
Il delta delle differenti proposte politiche che travestono con ideologie e altre vesti, sfociare tutte nello stesso mare: la finanza.
Arlecchino potrebbe darci qualche consiglio.
Per il momento possiamo solo aumentare la nostra consapevolezza per non affogare in questo mare in cui ci porta la politica tutta.
E questo può avvenire solo individualmente osservando non da tifosi. Specialmente se cambiando casacca il risultato è sempre il medesimo.